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Agorà – La sorte di chi non si schiera


Ho visto Agorà, il film di Alejandro Amenábar, attualmente nelle sale. E’ la storia della filosofa Ipazia (Rachel Weisz) vissuta ad Alessandria durante il periodo di transizione tra il paganesimo e il cristianesimo.

Agorà - Rachel Weisz - Alejandro Amenabar

Del film non discuto, per ignoranza, la veridicità storica delle vicende (l’intuizione sull’orbita ellittica della terra e del sole, in pratica delle leggi di Keplero, attribuita alla filosofa, mi sembra comunque dubbia).
Il film però è intelligente e apre a molte riflessioni; è un film che dà da pensare e quindi decisamente consigliabile.

Dato che il film è uscito nelle sale in questi giorni io proverei a vedere cosa di questa storia è attualizzabile, operazione sempre delicata. La sorte di Ipazia, il suo destino, credo sarebbe lo stesso, anche oggi.

Ipazia è infatti accusata di una delle “colpe” per antonomasia delle democrazie contemporanee: non schierarsi.
Oggi l’individuo singolo, autonomo, libero, che teoricamente sarebbe il cittadino perfetto per una democrazia, la sua prima risorsa, viene emarginato e messo al bando. Chi non si ritrova in questa o quella corrente o lobby, in questo o quel partito o “giro” vien guardato con sospetto come uno sempre contro e spesso un’utopista.

Ipazia non vuol essere cristiana perchè ha bisogno di metter in discussione le proprie idee. Non sta con nessun gruppo di potere, discute l’autorità degli dei, di Dio e di Tolomeo. Non può, per indole, sposarsi e sottoporsi all’autorità di un uomo.
Prima o poi, la pagherà… Strega e puttana maledetta.


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