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Cosa significa “Bank run”


Quando soffia vento di crisi, ecco che i piccoli e grandi risparmiatori si accalcano davanti agli sportelli della propria banca, nel disperato tentativo di ritirare il denaro accumulato, magari per nasconderlo sotto il proprio amato materasso. Non tutti lo sanno, ma questo fenomeno ha un nome: si chiama “bank run”, letteralmente corsa alla banca.

Probabilmente è proprio quello che sta succedendo negli ultimi anni in molti Paesi, compresa l’Italia. La crisi continua a farsi sentire più che mai, e sono molte le persone che decidono di tutelare il proprio denaro in svariati modi.
Che si tratti dei risparmi di una vita o di somme poco rilevanti, spesso nell’attesa che “qualcuno” decida di risolvere i problemi finanziari del Paese, spesso si preferisce ritirare tutto quello che abbiamo accumulato nel conto deposito per non lasciarlo in balìa delle manovre finanziarie in atto.

paperon de paperoni

Quando si verifica un ritiro in massa dei fondi depositati, è la banca stessa a subirne le conseguenze. Presso le filiali, infatti, è contenuta solo una piccola parte del denaro cartaceo, mentre la fetta maggiore circola verso terzi.
È dunque chiaro che se un singolo cliente decidesse di ritirare i fondi del proprio conto deposito, la banca sarebbe comunque in grado di renderglieli, senza risultarne danneggiata. Quando invece il prelievo si verifica in massa, la banca arriva al punto in cui non ha più credito per far fronte alle richieste, per cui è costretta a dichiarare bancarotta.

Bisogna comunque considerare che nella maggior parte dei casi, per cercare di salvaguardare l’integrità delle banche, spesso intervengono enti superiori a garantire sia il giusto risarcimento nei confronti dei clienti, sia una copertura economica verso la banca stessa.
Naturalmente tutto ciò non è sufficiente nel momento in cui si scatena il cosiddetto “panico bancario”, per cui molti clienti di più banche mettono in atto la discesa irrefrenabile verso la bancarotta, per cui persino questi enti superiori possono fare ben poco.
Il tipico esempio è rappresentato dalla grande depressione di Wall Street del ’29. Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti erano diventati tra i Paesi più floridi al mondo per quanto riguarda l’economia. Il lavoro era a disposizione di tutti, per cui molte persone riuscirono ad accumulare discrete somme di denaro, affidate alle banche e reinvestite in titoli e azioni finanziare, soprattutto in campo industriale.
Tuttavia, i prodotti delle industrie non riuscirono a essere né prodotti, né venduti in misura equilibrata rispetto al valore sempre più elevato delle azioni industriali, che di conseguenza subirono all’improvviso un rapido crollo.
Naturalmente, la maggior parte degli acquirenti decisero di rivendere le azioni sulle quali avevano investito ad un prezzo elevato. Man mano che aumentavano le richieste di “risarcimento”, le banche si ritrovarono a dover rilasciare più denaro di quanto in realtà ne possedessero, per cui in poco tempo furono costrette a dichiarare bancarotta.
Tutto questo scatenò il panico da parte di quei piccoli risparmiatori, che tanto avevano fatto affidamento sulle banche. Si verificò così probabilmente il più importante “bank run” della storia, con gravissime conseguenze non solo sul mondo finanziario statunitense, ma di tutto il resto del mondo, che culminarono nel famoso crollo di Wall Street, rimasto nella storia economica, politica e culturale globale.


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