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Le recenti indagini archeologiche


Negli anni 1998-2000, al fine di realizzare il progetto di copertura del Giardino Romano del Palazzo dei Conservatori, sono state eseguite approfondite indagini archeologiche. L’area interessata, un lembo dell’antico Capitolium, comprendeva parte del margine orientale del Tempio di Giove e la zona immediatamente adiacente.
Del tutto inattesi sono stati i risultati relativi ai primi periodi di frequentazione del Colle Capitolino, che  appare continuativamente abitato fin dall’età del Bronzo Medio (XVII-XIV sec. a.C.).

I più antichi interventi costruttivi documentati (XIII sec. a.C.) sono costituiti da opere di sistemazione del Colle Capitolino, nella parte che guarda verso l’Arce, sia per rendere più ampia la superficie abitativa, sia per migliorare le difese naturali. Al di sopra di un terrazzamento venne realizzata un’ampia struttura di forma tendenzialmente ellissoidale, conservata solo in parte.
Nella successiva età del ferro (ca. X-VIII sec. a.C.) è documentato un uso funerario dell’area con otto sepolture esclusivamente di bambini e giovani:  i bambini al di sotto dell’anno sono stati sepolti  in un dolio (grande vaso da derrate), mentre i bambini più grandi in una fossa. Offerte di cibo (resti animali e vegetali) compaiono in quasi tutte le sepolture. Di una tomba si mostra un calco realizzato al momento dello scavo.

Nei periodi orientalizzante e arcaico (VII-VI sec. a.C.), è documentata nell’area la presenza di strutture abitative con copertura di tegole, connesse con alcune sepolture di bambini, secondo un costume ampiamente diffuso nel Lazio antico. Anche in questo gruppo si riconosce una distinzione per età: i bambini al di sotto dell’anno sono seppelliti in un vaso, gli altri in una fossa.

L’esposizione dei materiali di scavo, minuti e frammentari,  è arricchita da illustrazioni che hanno il compito di spiegare al pubblico le informazioni acquisite dai tecnici durante le campagne di indagini archeologiche e nel meticoloso lavoro di analisi dei reperti.
Le indagini archeologiche hanno interessato anche una parte del tempio di Giove Capitolino ed hanno aggiunto importanti particolari  alla conoscenza delle sue strutture e delle relative fasi costruttive.
Il grande Tempio di Giove, Giunone e Minerva, voluto e realizzato dai re Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo nel VI sec. a.C., ricostruito più volte nel corso dei secoli (si ricordano per la loro grandiosità in particolare le ricostruzioni del I a.C. e quella di Domiziano del I d.C.), sistematicamente distrutto in età post-antica ed utilizzato come cava di materiali pregiati, stupisce ancora oggi per le sue straordinarie dimensioni (m. 62 x 54): esso copriva un’area corrispondente grossomodo all’ampiezza del cinquecentesco palazzo Caffarelli e del suo giardino: il pavimento era all’incirca all’altezza della terrazza Caffarelli e in età romana il tetto, in bronzo dorato, doveva brillare vistosamente.
Del tempio sono state rimesse in luce parte delle impressionanti fondazioni in blocchi di cappellaccio che, attraverso lo strato argilloso superficiale, si appoggiano sul sottostante banco di tufo.

Nell’ambito dei lavori è stato inoltre liberato dai muri moderni che lo coprivano, restaurato e messo in massima evidenza il cosiddetto “Muro Romano”, l’unica struttura del podio conservata fino alla sommità, dove ancora giace un consistente strato di cementizio di età romana.
Al fine di chiarire al pubblico le reali dimensioni del tempio ed il rapporto tra le strutture di fondazione, i muri del podio e l’ alzato vero e proprio, del quale nulla è rimasto, è stato realizzato un modello in scala relativo all’ aspetto che esso doveva presentare in età arcaica.


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