Casa Editrice Online

Il centro storico di Trani


La cattedrale, per chi arriva dal groviglio dei vicoli resi nitidi dalla pietra locale, sembra un gigante di roccia bianca che si staglia tra l’azzurro del cielo e del mare, edificato come baluardo di fede dalle semplici anime dei pescatori e contadini, che guidati mirabilmente dai Maestri d’Opera, l’innalzarono tra i secoli XI e XIII, sul luogo dove già sorgeva un’antica chiesa, dedicandola in onore di San Nicola Pellegrino, un giovinetto greco morto a Trani nel 1094, durante un pellegrinaggio. Si erge poderosamente verso il cielo, contrapponendo una diversa tipologia costruttiva, in cui i lati sobri e mancanti di ornamentazione si alternano alle pareti in cui il ritmo è esaltato dalle aperture, dove la pietra di Trani può dimostrare le proprie doti, sia nella massiccia consistenza delle pietre che da secoli resistono  alla salsedine, sia nella esile configurazione delle colonnine.

L’interno a tre navate, scandite da ventidue colonne, sobrio nella nitidezza della bianca pietra, è un inno alla semplicità. Numerosi i matrimoni di gente proveniente da ogni parte d’Italia, non deve destare meraviglia se colpisce talmente il turista che viene in Puglia a passare le vacanze, da invogliarlo a volerci tornare nel giorno del matrimonio, per giurarsi amore, dentro il suo candido abbraccio marmoreo. L’elegante campanile, alto circa 60 metri e datato 1229, negli anni Cinquanta, a causa delle precarie condizioni statiche, venne smontato e ricomposto fedelmente con lo stesso materiale, tanto che è possibile all’interno notare che i conci sono stati numerati, per ricostituirli nuovamente.

trani

Anche il Castello come il Duomo si trova sul lungomare, ciò  non deve meravigliare, qui non ci sono cocuzzoli su cui gli abitanti potevano arroccarsi, la costa pugliese è bassa, pertanto era tenuta sicura dal castello, una possente struttura difensiva, innalzata con la pietra locale, talmente resistente d’aver sfidato la corrosione marina e le incursioni nemiche.
Il fortilizio venne fondato da Federico II di Svevia nel 1233, come attesterebbe un’iscrizione in latino posta nel cortile. Un re di origine tedesca, che però amò talmente il sole italiano da voler  stabilire il proprio regno a Palermo, invece che in Germania. Fu così operativo che è possibile effettuare un vero tour dei fortilizi costruiti sotto il suo regno, nel sud Italia. Il maniero di Trani al tempo sorgeva su un’isoletta immediatamente vicina alla terra ferma, e l’ampio fossato era in passato colmo d’acqua marina, essendo direttamente in comunicazione con il mare, il che lo rendeva inaccessibile. Dell’epoca sveva rimangono il mastio con le tre torri angolari e la cortina verso il mare, da cui si può godere uno spettacolo da non perdere. Da questo lato, in cui il castello bagna le fondamenta in mare, si prova un brivido particolare a guardare in lontananza l’orizzonte, in cui l’azzurro del mare si unisce a quello del cielo ed immaginare che da qui per secoli si saranno tenute sotto controllo le incursioni nemiche o l’arrivo di navi cariche di ogni ricchezza proveniente dall’Oriente. Oggigiorno un cavalcavia di pietra funge da accesso e sostituisce l’antico ponte levatoio e un’iscrizione del 1553 conferma la ristrutturazione avvenuta sotto la corona spagnola di Carlo V.

Fu dimora prediletta di Manfredi, figlio di Federico II, che vi celebrò le sue seconde nozze  con la bellissima Elena d’Epiro, di soli 17 anni e sposata nel 1259. Qui trascorsero sette anni felici, ma tutto finì con la morte di Manfredi, ed Elena si trovò prigioniera nel luogo stesso che aveva visto la sua felicità, mentre i quattro figli le vennero strappati, onde annientare la casata degli Svevi, che fissando il loro regno in Italia invece che in Germania, avevano insospettito il potente Stato della Chiesa con le loro mire espansionistiche.


Aggiungi un commento