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Mostra di calcografia


La mostra, realizzata dall’Istituto Nazionale per la Grafica e dal Fotomuseo Giuseppe Panini di Modena, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, nasce dallo specifico interesse di una collezione, quella di Filippo e Orsola Maggia, che vede come protagonista l’immagine di Roma agli esordi della fotografia.

Questa raccolta, con i suoi esemplari rari e di notevole pregio, alcuni dei quali ancora inediti, attualmente si pone in Italia come un esempio tra i più significativi di colto e illuminato collezionismo storico-fotografico, che possa confrontarsi, per ricchezza e qualità dei contenuti, con alcune delle più rilevanti collezioni di fotografia, oltre che sottolineare l’interesse per quelle importanti ricerche e raccolte di opere e fonti che hanno contribuito in maniera fondamentale alla nascita e allo sviluppo degli studi sulla storia della fotografia in Italia (da Silvio Negro a Piero Becchetti).

Il tema della mostra ribadisce e conferma così significativamente il rapporto privilegiato che, anche a livello internazionale, il collezionismo fotografico ha spesso intrecciato con l’immagine di Roma e offre una ulteriore occasione di studio per la conoscenza di uno dei capitoli più importanti della storia della fotografia delle origini, quello riguardante la memoria e la rappresentazione di uno dei luoghi più emblematici dell’immaginario collettivo che ha fondato e segnato la cultura occidentale.
In mostra sono presentate circa 120 fotografie originali che, insieme a quelle presenti in catalogo (per un totale di circa 400), oltre a dare un’immagine pressoché completa di Roma e della sua Campagna a metà Ottocento, illustrano in sintesi la breve eppur intensa storia della fotografia a Roma nei decenni 1840-1870, che hanno visto l’avvio, l’evoluzione e l’affermazione del mezzo quale strumento essenziale di un nuovo sistema visivo e di una più moderna rete di relazioni e comunicazioni.

La qualità degli autori – dai protagonisti del Circolo del Caffé Greco, Caneva, Flachéron, Constant, a James Anderson e Robert Macpherson, insieme a Dovizielli, Cuccioni, Altobelli, Simelli, Bisson, Sommer, Rive, e vari altri – e la varietà dei soggetti presenti nella collezione – dalle vedute monumentali a quelle panoramiche, dalla documentazione delle antichità classiche alla raffigurazione della Roma moderna, dai paesaggi e i costumi della Campagna Romana agli studi e ai particolari della natura e dell’ambiente rurale – testimoniano infatti la percezione, l’interesse e la riorganizzazione dello sguardo collettivo su Roma nell’epoca moderna, alle soglie dei processi di inurbamento che hanno caratterizzato le successive trasformazioni della città.
Nel momento in cui si assiste al progressivo affermarsi di un nuovo medium – la fotografia digitale – che necessariamente obbliga a rileggere con nuova consapevolezza la storia della fotografia, l’Istituto Nazionale per la Grafica, nel suo ruolo di riferimento istituzionale per la ricerca e le problematiche riguardanti le diverse metodologie di approccio nel settore della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio fotografico, prende spunto dallo studio e dalla analisi di una specifica collezione per riflettere anche sul ruolo del collezionista e sul valore delle collezioni fotografiche.

La mostra e il relativo catalogo (edito da Peliti Associati) – che oltre alle immagini delle opere esposte, comprende le riproduzioni e il regesto di tutte le fotografie della collezione – sono a cura di Maria Francesca Bonetti, responsabile delle Collezioni fotografiche dell’Istituto Nazionale per la Grafica, con Chiara Dall’Olio, curatrice del Fotomuseo Giuseppe Panini, e Alberto Prandi, docente di Storia della fotografia a Venezia e a Verona.

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