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Emozioni


Cammino senza meta, come spinta da un richiamo che non comprendo, e percorro i vicoli vicino casa. Edifici con pochi piani, tanti balconi. Ognuno rappresenta storie sconosciute, parallele. La strada è vuota, nessuno si aggira. Il sole si avvia al suo declino giornaliero. La musica, attraverso gli auricolari, mi entra nella mente e fa vibrare la mia anima. Canzoni scritte per dipingere istanti, emozioni, gioie e malinconia. Mi ritrovo al parco. Il grande acquedotto è ancora là, immobile, usurato ma ancora possente, a ricordare che il tempo scorre e noi siamo solo un passaggio veloce, quasi ininfluente.

Mi addentro lentamente, per assaporare ogni passo, ogni colore, ogni odore. Il paesaggio, prima deserto, si anima di presenze. Trovo un angolo nascosto, per osservare. Davanti a me i treni passano veloci. Quante persone viaggiano per raggiungere luoghi lontani. Per amore, per lavoro, per piacere.

Mi ritrovo a rivivere i miei ricordi attraverso gli sconosciuti che, noncuranti della mia presenza, vivono le loro esistenze.

Vedo una mamma con le sue bambine. Giocano felici. La loro mente viaggia con la fantasia e crea mondi fantastici che solo i piccoli possono immaginare. Quanti giochi, quante storie create dal nulla. Quante avventure al limite dell’inverosimile.

Vedo due amiche che all’ombra di un albero si raccontano segreti. Ridono complici. Condividono vite come se quegli attimi fossero infiniti, inesauribili. Chissà se a distanza di tempo saranno solo ricordi.

Vedo comitive di amici che giocano a pallone, si rincorrono o semplicemente parlano. Stessa vita, stessi interessi, stessi ideali. Ma per quanto? Quando arriva il momento in cui ci si rende conto che in realtà si condivide il tempo ma non la propria anima?

Vedo innamorati che si fondono, che vivono quell’istante sentendosi le uniche persone in quel posto. Non percepiscono nessuno al di fuori del loro campo visivo. Esistono solo le loro emozioni, la loro passione.

Vedo scorrere la mia vita come un film, attraverso gli attori che lo interpretano.

Ma piano piano il sole cala, e sparisce dietro l’acquedotto. Il cielo si dipinge di scuro e le persone svaniscono. Resto sola. La musica è finita. Il parco è diventato silenzioso. Posso sentire il mio respiro. Riavvolgo il nastro della mia vita. Non riesco a ricordare il momento in cui la paura di vivere si è sostituita alla gioia di goderne ogni istante. Fa freddo. E’ ora di tornare a casa. Avrò tempo per capire.

Ripercorro la stessa strada dell’andata, sempre vuota. Deserta.

In un giardino c’è un forno a legna e sulla cima del comignolo un gatto pasciuto mi osserva e mi strappa un sorriso.


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