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La climatizzazione


Il miglioramento della vita moderna porta verso la ricerca di nuovi confort che le tecnologie avanzate, ci permettono ormai di attuare facilmente.
In tutte le case è presente il riscaldamento, centralizzato o autonomo e il condizionamento per rendere vivibili le nostre estati sempre più torride. Nuovi sistemi però, già da tempo collaudati a livello industriale, avanzano rapidamente sul mercato della casa, modificando le tipologie di impianti e … le nostre abitudini di vita.

Per abitudine, direi ormai atavica, siamo portati a pensare al riscaldamento e al raffrescamento come due cose distinte e separate.
Sino ai primi anni del dopoguerra, non tutte le case disponevano di impianti di riscaldamento centralizzato, e quelle che lo avevano, erano fornite di caldaie rigorosamente a carbone e impianti a circolazione “naturale” che raggiungevano enormi termosifoni in ghisa, talvolta finemente lavorati e completi talvolta anche di vano scaldavivande. Più spesso il riscaldamento era demandato alla “cucina economica” che con pochi ciocchetti di legno assolveva al fabbisogno di calore, a quello del cucinare, di produrre acqua calda e … di asciugare il bucato. I frigoriferi non esistevano e i più facoltosi, al massimo, disponevano di una ghiacciaia, nella quale ogni mattina ci si metteva un blocchetto di ghiaccio, che veniva consegnato di casa in casa, deputato a tener fresco, per la giornata, la parte più deteriorabile della dispensa. Così, il freddo si poteva combattere, quanto al problema del caldo, non era neppure preso in considerazione.

A giustificazione di tutto ciò si possono addurre le poche risorse della popolazione, i fisici decisamente più resistenti e meno esigenti, un clima più stabile e prevedibile, ed ultimo, ma non ultimo, la mancanza di tecnologia.
Per fortuna tutto cambia migliorando (nei Paesi ricchi) e rapidamente ci stiamo abituando a vivere come in ampolle a temperatura pressoché stabile. Così, d’inverno o d’estate, ci spostiamo da una ampolla ad un’altra (casa, auto, ufficio) con clima artificiale, con la sensazione di vivere meglio.

IL RISCALDAMENTO
Che sia centralizzato o autonomo, che sia a metano, a Gpl, elettrico o a gasolio (il carbone è andato fuori Legge, ma perché mai se costava poco e se il “particolato” che emetteva dalla ciminiera è facilmente intrappolabile con dei filtri?), ogni casa nuova o vecchia ne è fornito. Non entreremo nel merito di quali sono le convenienze economiche dei vari sistemi (in questo articolo vogliamo occuparci d’altro), è però doveroso far notare alcune grandi incongruenze alle quali il mercato ci ha condotto. Del carbone abbiamo già accennato, resta da evidenziare che la nota pubblicità dell’Italgas “il metano ti da una mano” da tempo non viene più trasmessa dai media, anche in considerazione che, come era facilmente prevedibile, questo, oggi, costa di più del gasolio.
Per quanto attiene poi alla spinta commerciale che si sta attuando verso gli impianti autonomi negli stabili condominiali, facciamo sommessamente notare che questi non sono affatto più economici del centralizzato (se non alla condizione di tenerli spenti!) e che, tutti i tecnici lo sanno, le relazioni che lo attestano a norma della Legge 10/91, obbligatorie per la regolarità della delibera di abbandono dell’impianto centralizzato, sono quantomeno forzate, per dimostrare un dato (il risparmio di energia) che, oggettivamente, è impossibile nella realtà dell’uso quotidiano, non fosse altro perché, una caldaia grande non può consumare di più di tante piccole.

Inoltre, il passaggio all’autonomo comporta, a norma dei Decreti di attuazione della Legge 10/91, il progetto e il posizionamento delle canne fumarie per la raccolta e il convogliamento dei fumi su tetto. Chi lo ha fatto sa che la spesa di questa singola fase della trasformazione, tra D.I.A. per il cambio dell’aspetto esteriore del fabbricato, ponteggi necessari all’opera e costo delle nuove canne fumarie in acciaio, da solo basterebbe a far cambiare idea.
Infine non dimentichiamo che, se il metano è pulito, dal punto di vista delle scorie di combustione, qualunque cosa brucia emette nell’aria fumi inquinanti.

IL CONDIZIONAMENTO
Il dilagare del condizionatore, tanto in auto quanto in ufficio, ha preceduto il boom nelle case che in questi ultimi anni è diventato un enorme traino commerciale, tanto che ormai i condizionatori, soprattutto quelli cinesi, coreani, ecc. costano importi davvero irrisori per non lasciarsi tentare dall’applicarne uno per stanza nelle nostre case. Quando facciamo queste scelte però, pochi badano al costo energetico, che non è solo quello della bolletta elettrica da pagare bimestralmente all’Ente erogatore, perché per produrre energia ben altri sono i costi che dobbiamo “pagare” all’ambiente. E evidente che saggio sarebbe spendere il doppio una tantum, per acquistare un impianto tecnologicamente avanzato, per poi risparmiare la metà nei costi di gestione di tutti gli anni a venire. Così, oltre ad installare in casa dei divoratori di corrente, infestiamo i prospetti dei nostri stabili con degli orrendi orpelli contenenti gli impianti di scambio termico. A questo proposito è da notare che già molte volte la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata contro la loro applicazione, anche all’interno di chiostrine, ed in favore della rimozione, ritenendoli deturpatori dell’aspetto esteriore del fabbricato (oltre che, talvolta, per il rumore di fondo dagli stessi emesso) che, è bene ricordarlo, non può essere modificato se non con l’assenso dell’assemblea prima e del Comune poi.

LA CLIMATIZZAZIONE
Climatizzare, nel gergo corrente, assume il significato di organizzare climaticamente uno o più ambienti, al fine di renderli stabili, dal punto di vista della temperatura, e confortevoli. Con il termine climatizzare, quindi, intendiamo un intervento tecnico atto a rendere uniforme la temperatura dell’unità immobiliare presa in esame. È evidente che non è possibile attuare una climatizzazione corretta senza aver opportunamente isolato termicamente le pareti, i soffitti, ecc. ed aver posto degli infissi appropriati, ma di questo abbiamo già trattato negli articoli pubblicati sui numeri di giugno e luglio. Dato quindi per scontato di essere già intervenuti per interrompere le dispersioni termiche delle murature e dei solai, è opportuno che un tecnico effettui per noi il calcolo del fabbisogno energetico di ogni stanza sia relativamente alla produzione di calore che a quella del freddo che, è opportuno sottolinearlo, non sono uguali. Con questi dati potremo passare alla seconda fase che è quella di scegliere la tipologia di impianto più adatta alla nostra casa, beninteso che questa ipotesi si basa sull’assunto che parliamo di impianti autonomi.

In linea di principio le possibilità sono sostanzialmente due:
1. un unico impianto che produca caldo e freddo;
2. due impianti distinti e separati.

Chiunque è stato in un albergo che possa essere degno di questo nome, avrà notato che la stanza è riscaldata e/o raffreddata da una unica unità chiamata Fan coil units. Al di là del suo nome, altro non è che un apparecchio collegato ad una centrale esterna attraverso due tubazioni di andata e ritorno, nelle quali circola comune acqua (lo stesso sistema che serve i termosifoni), che a sua volta produce acqua calda o fredda, a seconda della richiesta avanzata dalla centralina di controllo ambientale. Il sistema comunemente lavora ad energia elettrica, ma ve ne sono anche tipologie operanti a gas metano, per impianti di medie dimensioni. In sostanza è una via di mezzo tra una caldaia per la produzione di acqua calda e un condizionatore per l’aria fredda, con il vantaggio che per la sua installazione si utilizzano le stesse tubazioni già predisposte per un comune impianto autonomo. I consumi, per macchine dell’ultima generazione, sono estremamente contenuti e si attestano a poco più di un Kw/h, a regime, per climatizzare un appartamento di 80/100 mq.

L’unica cosa che non si può ottenere con questo sistema è l’acqua calda che invece produce una qualsiasi caldaia da riscaldamento, ma i vantaggi sono innumerevoli, sia dal punto di vista economico che architettonico, visto che le unità interne hanno oggi aspetti gradevoli e bene si adattano ad ogni tipo di arredamento, mentre quella esterna è abbastanza piccola da stare su un qualunque balcone. Senza considerare che questo tipo di impianti è ad “emissioni zero”.

I CONDIZIONATORI
Anche i normali condizionatori, però, producono caldo, quindi anche questo sistema può essere preso in esame. Se ciò è vero, è altrettanto vero che hanno almeno tre grandi svantaggi: il primo di funzionare tramite un apposito gas, il quale richiede tubazioni dedicate, come a dire che per la sua installazione si dovranno aprire tante tracce per quante unità interne si vogliono applicare; la seconda è che il gas, prima o poi, tende a “svanire” e quindi deve essere periodicamente ricaricato, con la nota che, negli anni, i gas utilizzati cambiano e gli apparecchi vecchi, con gas diversi, possono non funzionare più bene; l’ultima, è che queste macchine sono pensate per fare il freddo, quindi il caldo è solo un utile accessorio che, peraltro, funziona fino a che la temperatura esterna non scende al di sotto di determinati limiti, quindi, in nessun caso non può essere considerato un sistema principale.

L’ALTERNATIVA
La seconda possibilità è quella, ovvia, di fare due impianti distinti e separati: uno per la produzione di calore, l’altro per la produzione di freddo. Neanche a dirlo, gli svantaggi sono così tanti da dover far riflettere anche uno sprovveduto:
a) doppio impianto, doppio costo, sia di installazione che di manutenzione;
b) doppio impianto, doppia unità interna in ogni stanza (e non mi si venga a dire che gli Split sono belli a vedersi), doppia unità esterna nella migliore delle ipotesi, altrimenti sono tante quante quelle interne;
c) doppio impianto, uno a gas metano, uno elettrico, doppia bolletta più cara, perché il gas (per bontà dell’Italgas … che ti da una mano …) quando utilizzato per il riscaldamento, costa di più, al contempo, per far funzionare i condizionatori, si è costretti a fare comunque un contratto per una maggiore fornitura di energia elettrica, pagando anche quì una bolletta più salata.
Come si vede il doppio sistema ha solo svantaggi, anche se, bisogna ammetterlo, incomprensibilmente è il più usato!

Concludendo questa nostra breve panoramica che forzatamente non può essere veramente esaustiva essendo il campo molto vasto e le tecnologie in costante evoluzione, tanto che gli stessi tecnici, con difficoltà riescono a tenersi aggiornati, crediamo di poter asserire che:
I. Se è possibile è opportuno restare allacciati all’impianto centralizzato di riscaldamento che, se ben gestito, è sempre il sistema più economico per scaldarsi;
II. Se proprio si deve o si vuole passare all’autonomo, optare per un sistema di climatizzazione globale che, se potrà costarci inizialmente qualcosa in più, ci ripagherà nel tempo con un ineguagliabile confort abitativo, oltre che con minori costi di gestione;
III. Senza dimenticarci che, dove si può, l’acqua calda sanitaria possiamo produrla con un banalissimo pannello solare e l’energia elettrica.


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