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Il rischio radon a Roma


Il radon è sicuramente un gas nocivo per la salute dell’uomo.
Ma quanto è effettivamente pericoloso?
Quanto è presente nelle nostre case?
E sopratutto, dove potenzialmente possiamo trovarlo?

Molti hanno sicuramente sentito parlare di radon, ma certamente pochi hanno approfondito il problema, proprio perché parlare di qualcosa che non è visibile, toccabile o comunque percepibile dai nostri sensi non è solo oggettivamente complicato, ma può anche sembrare inutile, poiché quasi irreale. Invece il radon esiste davvero, anche se rilevabile solo con apparecchiature sofisticate, e nuoce alla nostra salute, ma solo a determinate condizioni.
Al fine quindi di evitare inutili allarmismi, è opportuno fare chiarezza sul problema.

DOVE LO TROVIAMO
Abbiamo scritto che il gas radon è presente nel sottosuolo delle zone vulcaniche e affiora in superficie attraverso le fessure del terreno, o condotto dall’acqua delle falde che attraversano le aree dove il radon è presente.
Quando parliamo di sottosuolo di origine vulcanica come può essere quello di Roma e dell’alto Lazio, in genere trattiamo di sottosuoli tufacei, pozzolanici, e in qualche caso, granitici.

Roma, si sa, è poggiata su una immensa cava di pozzolana, utilizzata da duemila anni, i quali cunicoli prodotti dall’asporto di questo materiale principe della nostra edilizia, erano usati dai primi cristiani, e sono, sia pure solo in parte, ancora oggi usati come fungaie. Ma non solo. La Pozzolana è la base del cemento detto appunto “pozzolanico”, prodotto, tra l’altro, in comune di Guidonia.

I dintorni di Roma, così come buona parte dell’alto Lazio, sono costituiti da immense aree tufacee, oggetto in passato di cave dalle quali si è estratto quel preziosissimo materiale da costruzione che va sotto il nome comune di “blocchetto di Tufo”, che dal tempo degli antichi romani ad oggi, ha permesso una edilizia particolarmente facile ed economica.
Come si può vedere quindi, le case che abbiamo abitato negli ultimi duemila anni, sono state costruite con materiali che, potenzialmente, possedevano il radon: Tufo, nell’antichità sotto forma di blocchi in forma incerta e più di recente in blocchi squadrati; Pozzolana quale base della malta legante sotto forma di inerte associato, in passato, con calce spenta, e oggi con calci ventilate e cemento, tutti materiali estratti o ottenuti da aree ove il radon è sempre stato. Non solo, una delle ricchezze della civiltà contadina erano le cantine scavate nel tufo, dove i vini stagionavano a temperatura stabile e si trasformavano in nettari passati alla storia della enologia della quale l’Italia è riferimento mondiale. I nostri avi quindi, hanno vissuto e convissuto con questo gas per centinaia di generazioni, senza averne sentore dell’esistenza.

Con ciò non vogliamo di certo dire che il gas radon non possa produrre effetti indesiderati su chi vi è esposto, ma facciamo notare quanto il problema sia sempre esistito e, forse, in qualche modo risolto, anche da chi non lo conosceva. Vediamo come.

LE MISURE PRECAUZIONALI
Proprio in quanto il radon non è percepibile, è difficile porre la giusta attenzione ed in conseguenza decidere di spendere del denaro per affrontare il problema.
Sappiamo che per le nuove costruzioni vi sono normative di riferimento da applicare nelle aree ove esiste il rischio radon. Nel caso invece di ristrutturazione è opportuno porre in atto alcune opere a salvaguardia delle salute, come: la separazione del primo pavimento dal terreno, al fine di costituire una zona areata tra suolo e pavimento stesso, finalizzata alla dissipazione esterna del gas; l’isolamento delle strutture di base del fabbricato con accurate opere di impermeabilizzazione, onde confinare il gas nell’area sottostante ed evitarne la risalita attraverso le murature stesse; ventilazione forzata con sistemi meccanici, di quei locali come cantine o interrati in genere, ove può esservi accumulo di radon e dove il naturale ricambio dell’aria è difficoltoso o impossibile. Comunque, in ogni caso, bisogna tenere presente che il radon, essendo più pesante dell’aria, tende a ristagnare all’interno di casa e a stratificarsi sul pavimento, in genere del piano terreno, (come fa l’ossido di carbonio, il più letale tra i veleni invisibili, che ogni anno miete inconsapevoli vittime), anche grazie al fatto che, in genere, le abitazioni sono in costante depressione atmosferica rispetto all’esterno (ovvero, la pressione interna è più alta di quella esterna). Ciò fa si che il radon difficilmente esce naturalmente a disperdersi all’esterno (sopratutto nel periodo invernale), e quindi dobbiamo operare artificialmente per la sua espulsione, avendo cura di ventilare periodicamente e radicalmente l’abitazione, anche con eventuali aspiratori, là dove un ricambio naturale dell’aria fosse impossibile.

E per comprendere quanto ciò è importante, basta dire che dell’arco delle 24 ore, ne passiamo circa 19 all’interno di casa e ufficio!
Ma vi è un altro punto di accesso del radon a casa nostra, anche se abitiamo al piano attico, il rubinetto dell’acqua.
Abbiamo infatti appreso che quando la falda si trova in un’area dove è presente il radon, si carica di questo gas e lo porta con sé, attraverso le condotte, fin dentro casa nostra, rilasciandolo nell’aria durante l’allegro sciacquio del nostro rubinetto. Nessuno, ci risulta, ci informa di ciò, così il problema non esiste, anche se dovesse esserci!
Una raccomandazione finale.

Se rilevaste piccoli animali morti senza apparente motivo all’interno di locali chiusi, o se notaste ingiallimento e repentino appassimento di piante o alberi, oppure impossibilità di attecchimento di erba di un prato, segnalate il fatto agli uffici tecnici del Comune, potrebbe ragionevolmente essere un problema di radon affiorante.

QUANTO FA MALE?
La questione principale, come abbiamo appreso dall’articolo precedente, è la concentrazione.
Il caso naturalmente non è solo italiano. In Europa la ricerca si è estesa negli ultimi dieci anni per valutare l’entità della presenza. Si è così appurato che ad un basso livello medio di esistenza di questo gas, si contrappongono aree limitate ad alta concentrazione. Preso atto di ciò, la Comunità Europea ha emesso la direttiva CEE 106/89 e la seguente “raccomandazione” del 21/2/90, invitando ad una regolamentazione e ad una maggiore attenzione per la salvaguardia della salute pubblica. Detto quanto sopra dobbiamo segnalare che l’ENEA, a seguito di accurati monitoraggi, ha registrato che in alcune zone di Roma e dell’alto Lazio, la concentrazione di radon varia tra i 100 e i 400 Bq/m3, con circoscritte punte eccezionali di 1000.

Considerato che una dose di 15-20Bq/m3 equivale alle radiazioni che un uomo assume in tutta la sua vita per esami radiografici, possiamo ben comprendere la potenziale pericolosità del radon. Altresì però, dobbiamo notare che, oggi, siamo continuamente sottoposti alle onde elettromagnetiche, anch’esse invisibili, che superano di gran lunga quel parametro appena evidenziato.


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