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Itinerario storico dei ponti di Firenze


Un percorso sui lungarni alla scoperta dei ponti di Firenze e delle rive dell’Arno

Il ponte oltre ad essere considerato una via di collegamento delle varie zone della città è un vero e proprio monumento. Durante il percorso che vi proponiamo è importante soffermarsi ad osservare queste strutture che hanno valore storico e artistico; infatti spesso, presi dalla fretta di collegarci fra le varie parti della città, consideriamo il ponte solo come un mezzo da attraversare.

E’ comune a molti, tranne che per il simbolo della città, il Ponte Vecchio, la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Ve ne proponiamo une breve storia che può essere seguita passeggiando sui lungarni, ammirando monumenti e paesaggio, sostando in tipici caffè e anche riposando sull’erba del grato del fiume.

Una passeggiata che può occupare un giorno intero o poche ore, ma comunque capace di trasmettere lo stile di vita dei fiorentini che intorno al fiume hanno costruito la loro storia.

LA RIVA DESTRA DELL’ARNO

Di qua d’Arno è il nome che i fiorentini davano alla parte della città più qualificata, dove risiedeva il governo e i maggiori monumenti.
Un percorso che attraverso i più bei palazzi storici ci conduce verso la campagna.
Uscendo dal centro si raggiungono i Lungarni in pochi minuti; dopo pochi passi è possibile vedere il Lungarno Vespucci che arriva fino al Ponte alla Vittoria, un tempo San Leopoldo che insieme a quello di San Ferdinando, fu uno dei due ponti sospesi di Firenze. L’attuale Ponte alla Vittoria è stato realizzato nel 1946.

Da questo ponte fino al successivo Ponte all’Indiano si estende il Parco delle Cascine, che si sviluppa per oltre tre chilometri.
Proseguendo verso il centro storico e mantenendo il fiume alla nostra destra, si incontra il Ponte Amerigo Vespucci che, costruito nel 1957, è l’unico edificato ex novo nel dopoguerra a trovarsi all’interno della città vecchia. Proseguendo per alcune centinaia di metri sulla sinistra, si arriva in P.za Ognissanti dove fa spicco la facciata barocca della omonima chiesa. Dopo poche centinai di metri troviamo il Ponte alla Carraia.

Ponte alla Carraia

L’originale, di epoca medioevale, fu ricostruito più volte per i crolli. Per volere di Cosimo I, l’Ammannati ne progettò un altro che resistette fino alla ritirata dei Tedeschi. L’attuale risale al 1948 e fu progettato da E. Fagioli. L’antico nome deriva dal fatto che era percorribile da carri.
Di fronte al Ponte alla Carraia, all’angolo con piazza Goldoni, troviamo Palazzo Ricasoli, attribuito a Michelozzo.
Qui inizia il Lungarno Ricasoli, che prende il nome dall’omonimo palazzo e si estende fino a Via Tornabuoni all’altezza di palazzo Corsini, dove inizia l’omonimo lungarno che porta fino al Piazza Santa Trinita.

Ponte di Santa Trinita

Il suo nome è riferito alla Piazza alla quale si collega, dove sorge l’ antica chiesa di S. Trinità. Da notare la particolarità dell’accentazione della parola sulla prima sillaba, mentre il riferimento è alla parola Trinità.
La sua storia è lunga e travagliata per i vari crolli in seguito alle piene dell’Arno; l’originale, in legno, risale al 1252. Alle quattro estremità si possono osservare le bellissime statue collocate nel 1628 che rappresentano le 4 stagioni.
Nel 1944 fu abbattuto dai tedeschi in ritirata e ricostruito nel 1952 da R. Gizdulich. Copia fedelissima del ponte costruito dall’Ammannati, le statue originali sono state ritrovate e restaurate.
Proseguendo si percorre il lungarno degli Acciaiuoli, la più antica strada della città lungo il fiume e si arriva al Ponte Vecchio.

Ponte Vecchio

E’ il ponte più celebre di Firenze oltre che simbolo della città. Famoso per le botteghe di orafi che lo popolano dandogli un aspetto romantico e vitale, venne ricostruito nel 1345 da Taddeo Gaddi e Neri di Fioravanti per sostituire l’antico ponte di epoca romana più volte abbattuto dalle piene dell’Arno. Ha saputo imporsi alla storia, infatti, fu l’unico ponte della città che i Tedeschi risparmiarono durante la ritirata del 1944. Presenta tre grandi arcate e ospita un busto di Benvenuto Cellini di Raffaello Romanelli.
Dopo il Ponte Vecchio si prosegue sotto il Corridoio Vasariano che porta a palazzo Pitti si imbocca quindi il lungarno degli Archibusieri e sulla sinistra troviamo la Galleri degli Uffiizi con uno splendido scorcio su Palazzo Vecchio.

La prima piazza che incontriamo è piazza de’ Giudici dominata dal Palazzo Castellani (già Palazzo dei Giudici) in pietra a vista, con tre piani di finestre centinate sul pianterreno ad archi di bugnato. Al suo interno trova posto il Museo di Storia della Scienza con riproduzioni fedeli delle macchine di Leonardo da Vinci e telescopi di Galileo Galilei.
A questo punto del percorso abbiamo la possibilità di scendere sulle rive dell’Arno sfruttando la rampa che porta alla società “Canottieri” che ha la sede proprio sulla riva.
Da qui è possibile guardare gli atleti della società allenarsi sull’acqua e sostare in mezzo all’erba.

Si prosegue per il lungarno delle Grazie che ci porta fino al Ponte alle Grazie.

Ponte alle Grazie

Costruito nel 1237, fu il terzo ponte realizzato a Firenze. E’ chiamato ponte alle Grazie, dalla chiesa di Santa Maria alle Grazie (metà del XVI secolo), costruita sui suoi pilastri. Posto nel punto più largo del fiume congiunge via de’ Benci con piazza de’ Mozzi.
In origine era interamente di pietra e lungo nove arcate. Di queste nove, due furono chiuse nel 1347 per ampliare piazza dei Mozzi; nel XIX secolo ne fu chiusa una terza per realizzare il lungarno.
Sui pilastri del ponte furono costruiti numerosi oratori e cappelle, e alcune botteghe furono edificate fin dal 1292. Il ponte alle Grazie fu l’unico a non essere distrutto dalla piena del 1333 e a resistere a tutte le alluvioni.
Nel 1876 la necessità di adeguare la larghezza del ponte al passaggio del tram, fece demolire le costruzioni sui pilastri e realizzare marciapiedi aggettanti in ghisa.
Distrutto dai tedeschi nel 1944, il ponte è stato ricostruito nel 1957 da Giovanni Michelucci, Edoardo Detti, Riccardo Gizdulich, Danielo Santi e Piero Melucci, vincitori del concorso bandito nel 1945.
Proseguendo si arriva a P.za dei Cavalleggeri dove spicca la mole della Biblioteca Nazionale Centrale realizzata fra il 1911 ed il 1935 sul luogo di una caserma e poi lungo il lungarno Generale Diaz troviamo il palazzo Alberti-Malenchini, composto dalle antiche case del 1236 della famiglia Alberti, che diede i natali a Leon Battista Alberti, riunificate nel 1850 per la realizzazione del palazzo.
Proseguendo sul lungarno della Zecca Vecchia troviamo la Torre della Zecca Vecchia un tempo circondata dal nucleo – oggi distrutto – composto dai mulini che in passato avevano ospitato la Zecca fiorentina, da abitazioni, dal bagno pubblico dei “matton rossi”, e dal baluardo di Mongibello.
Costeggiando il fiume si passa la Pescaia di San Niccolò la cui testata aderisce a piazza Piave, costruita con lo scopo di costringere un flusso di acqua costante ad azionare le pale dei mulini che qui si trovavano, anche in tempo di magra. Qui si può scendere al fiume per una sosta, si trovano ampi ed ombrosi giardini con un chiosco per merende e bibite. Si possono trovare anche barche a remi a nolo con cui effettuare escursioni libere sul fiume. A circa 100 metri troviamo il Ponte San Niccolò che unisce viale Amendola con viale Michelangiolo in oltrarno, primo tratto di quello che è comunemente chiamato viale dei Colli.

Ponte di San Niccolò

Nel 1890, infatti venne costruito per sostituire quello intitolato a San Ferdinando del 1835. Nel 1939, dopo vari crolli, ne venne costruito uno in ferro, abbattuto quando l’odierno, progettato da Riccardo Morandi, fu completato nel 1949. In lontanaza si vede il Ponte Da Verrazzano al quale si può arrivare camminando lungo ombrosi giardini ammirando un paesaggio verdeggiante che si fonde con il verde delle colline toscane.

Ponte da Verrazzano

Fu costruito nel 1965 da C. Damerini, L. Savioli e V. Scalesse ed è il ponte più recente per il collegamento della parte sud della città.
La prima parte del percorso finisce e possiamo attraversare il ponte per continuare la passeggiata di ritorno sulla riva opposta.

LA RIVA SINISTRA DELL’ARNO

Di la d’Arno è il nome che i fiorentini davano alla parte meno nobile della città, sede di artigiani e negozi , ma non certo meno dotata di opere d’arte. Un percorso ombroso e vario intervallato di giardini nella prima parte fino al Ponte Vecchio e attraverso caratteristici vicoli nella seconda. Appena attraversato il Ponte Da Verrazzano sulla destra incontriamo ombrosi giardini dove ha sede l’altra società di canottaggio molto frequentata e dove si può sostare per un breve ristoro. Il percorso continua per un viale alberato fino al Ponte San Niccolò che unisce viale Amendola con viale Michelangiolo in oltrarno, primo tratto di quello che è comunemente chiamato viale dei Colli.

Si percorre il lungarno Benvenuto Cellini realizzato nel 1866, durante i lavori di ristrutturazione di Firenze capitale d’Italia, con conseguenti modifiche al tessuto urbano preesistente. Costeggiando il fiume si passa la pescaia di San Niccolò la cui testata da questa parte aderisce a piazza Poggi, costruita con lo scopo di costringere un flusso di acqua costante ad azionare le pale dei mulini che qui si trovavano, anche in tempo di magra. Piazza Poggi, realizzata dal Poggi nel 1866, è dominata dalla Porta di San Niccolò. Costruita nel 1324, forse ad opera dell’Orcagna, è l’unica fra le torri medievali ad aver mantenuto gran parte delle caratteristiche originali. La torre di San Niccolò fu la sola a non essere abbassata nel XVI secolo e conserva tutt’oggi i suoi 35 metri di altezza.

Nell’ottocento non figurava più il coronamento merlato che fu reintegrato in un successivo restauro. Presenta tre arconi sovrapposti con camminamenti e scale, e nell’androne si trova un affresco degli inizi del quattrocento raffigurante la Madonna con Bambino e Santi. Prima dell’intervento del Poggi, fra la porta e la pescaia sorgeva un grosso nucleo di mulini esistenti già nel 1164, di proprietà, insieme a tutta la collina retrostante, dei monaci di San Miniato. Oggi al loro posto si trova un giardino aggettante sul fiume.

Da piazza Poggi si possono scegliere due percorsi paralleli:

1 – Il primo prosegue lungo il lungarno Serristori dove sulla destra si incontra Palazzo Serristori, in angolo con piazza Demidoff, del 1515 ma modificato da Mariano Falcini nel 1873. Passata piazza Demidoff si arriva quindi al Ponte alle Grazie e all’imbocco del lungarno Torrigiani.

2 – Il secondo percorso si addentra invece per la via di San Niccolò, antica Strada del Borgo, fiancheggiata da case che hanno mantenuto le caratteristiche tipologiche medievali. A sinistra inizia la via di San Miniato che conduce alla Porta di San Miniato, conservata nei caratteri trecenteschi, con il camminamento sulle mura sostenuto da archetti pensili. A destra di via San Niccolò si trova la chiesa di San Niccolò oltr’Arno con la facciata a capanna con un grande occhio centrale.
Proseguendo si incontrano diversi palazzi fra cui al n.54 il cinquecentesco Palazzo Del Rosso-Vitelli, al n.56 il Palazzo Demidoff-Amici con la facciata rimaneggiata da Alfonso Parigi il Giovane nel seicento, al n.93 Palazzo Vegni-Gianni-Leonetti, oggi sede di facoltà universitarie, del 1500 ma con la facciata restaurata nell’ottocento da Giuseppe Martelli, al n.107 Palazzo Nasi già Quaratesi con graffiti quattrocenteschi in facciata, al n.117 Palazzo Pecori-Giraldi con lo stemma che raffigura un leone rampante.
Si arriva quindi in piazza de’ Mozzi che copre le tre arcate interrate del Ponte alle Grazie, esteso una volta fino a via San Niccolò. Nella piazza si trovano i tre palazzi de’ Mozzi con le facciate in pietra a vista. Vi furono ospitati diversi personaggi fra cui Gregorio X per la pace fra Guelfi e Ghibellini nel 1273 e Gualtieri di Brenne duca di Atene nel 1326. I palazzi furono acquistati nell’ottocento da Stefano Bardini che al n.1 della piazza organizzò il proprio museo privato, ristrutturando e adattando la chiesa duecentesca di San Gregorio della Pace con il relativo convento.

Quasi all’angolo fra piazza de’ Mozzi e il lungarno Torrigiani si trova il Palazzo Torrigiani con il prospetto principale su piazza de’ Mozzi. Edificato nella prima metà del cinquecento da Domenico di Baccio d’Agnolo su progetto del padre, fu modificato dopo la costruzione del lungarno. Nel giardino, divenuto pubblico, è stata eretta nel 1901 la chiesa luterana.
Proseguendo il lungarno sulla sinistra troviamo il Palazzo Capponi, che in profondità arriva fino a via dei Bardi, proseguimento di via di San Niccolò, direttrice medievale detta un tempo Borgo Pitiglioso (pidocchioso). Eretto da Lorenzo di Bicci per Niccolò da Uzzano, il palazzo ha la facciata prospicente il lungarno Torrigiani rifatta dal Poggi nel 1866, dopo l’amputazione subita per la costruzione del lungarno. Via dei Bardi e il lungarno Torrigiani convergono nella piazza di Santa Maria Soprarno. A sinistra, in angolo fra la piazza e via dei Bardi, si trova il Palazzo Tempi poi Bargagli-Petrucci, rimaneggiato nel seicento da Matteo Nigetti e attraversato dalla Costa de’ Magnoli. Si prosegue ancora per via dei Bardi, caratterizzata nell’ultimo tratto da tre edifici del novecento, fra cui ai nn. 46 e 48 uno dell’architetto Italo Gamberini. Si passa sotto il Corridoio Vasariano che sulla destra avvolge l’antica torre dei Mannelli costruita sulla testata del Ponte Vecchio.

Lasciando sulla destra il Ponte Vecchio, si prosegue per Borgo San Jacopo, antico tracciato che da Ponte Vecchio portava fino a Pisa. Subito all’inizio si trova la duecentesca torre dei Rossi-Cerchi, rifatta in parte nel dopoguerra, mentre al n.9 le due torri affiancate dei Belfredelli e dei Ramaglianti fronteggiano al n.54/r la torre dei Barbadori. Ancora al n.17 è la torre dei Marsili e al n.30 la torre degli Angiolieri. Poco più avanti incontriamo la chiesa di San Jacopo sopr’Arno, del X secolo, oggi adibita a manifestazioni culturali. Adiacente alla chiesa il Palazzo dei Frescobaldi che nel 1301 ospitò Carlo di Valois in missione di pace a Firenze.
Siamo così in piazza de’ Frescobaldi. All’angolo fra via dello Sprone e Borgo San Iacopo una fontana con mascherone e vasca a cartocci, collocata sotto una loggetta pensile con arme medicea, è un piccolo capolavoro di arredo urbano del Buontalenti.

Si prosegue sul lungarno Guicciardini, un tempo passeggiata elegante dei fiorentini insieme al tratto di lungarno opposto. Sulla sinistra si susseguono il quattrocentesco Palazzo Capponi al n.1, Palazzo Coverelli in angolo con la via, Palazzo Guicciardini al n.7 modificato da Giuseppe Poggi, al n.9 Palazzo Lanfredini del 1500 con facciata di Baccio d’Agnolo ma rialzato nell’ottocento, e infine Palazzo Medici-Soderini che accoglie oggi la chiesa presbiteriana.
Proseguiamo per il lungarno Soderini fino ad arrivare in piazza di Cestello dove prospetta la facciata incompiuta di San Frediano in Cestello.

Sulla destra troviamo il ponte Amerigo Vespucci che, costruito nel 1957, è l’unico ponte costruito ex novo nel dopoguerra a trovarsi all’interno della città vecchia, il lungarno termina a ridosso delle mura trecentesche. La porta di passaggio verso il lungarno di S. Rosa è ottocentesca. Senza passare la porta e restando all’interno delle mura, si arriva in piazza Verzaia dove sorge l’antica Porta San Frediano. Appartenente alle mura trecentesche (sesta cerchia), porta San Frediano fu elevata tra il 1332 e il 1334 ed è attribuita ad Andrea Pisano.
Insieme a tutte le altre porte, tranne quella di San Niccolò, fu sbassata da Clemente VII nel 1526. Come porta Romana, era dotata di un antiporta in quanto più probabili gli attacchi dal versante sud (Livorno e Siena). Conserva ancora gli antichi battenti e sui fianchi della torre si vedono ancora i resti del cammino di ronda che la collegava alle antiche mura.


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