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Escursione alle Capppelle Medicee


La sagrestia Nuova è simmetrica alla Vecchia e fu creata da Michelangelo. Si tratta di una cappella funebre a pianta quadrata e sormontata da una cupola e contiene alcune delle più importanti tombe medicee scolpite da Michelangelo. La Cappella dei Principi fu commissionata nel 1568 da Cosimo I ma sarà terminata nel 1929. Sei sarcofagi di granito e di diaspro sono dedicati ai granduchi lì sepolti come Cosimo I e Ferdinando II.

Le Cappelle Medicee furono erette come personale sepolcro della famiglia medicea proprio nella basilica di San Lorenzo, quella che i Medici consideravano come loro chiesa privata dinanzi al palazzo residenziale di via Larga (oggi via Cavour). Il cardinale Giulio de’ Medici, futuro Clemente VII, e Leone X, nel 1520, coinvolsero Michelangelo Buonarroti nel progetto della Sacrestia Nuova: ossia di una cappella en pendant con la Sacrestia Vecchia di Filippo Brunelleschi, in cui seppellire illustri membri della famiglia.

I lavori iniziarono nel marzo del 1520 e furono definitivamente conclusi da Giorgio Vasari nel 1546, dopo che Michelangelo, nel 1534, aveva lasciato Firenze alla volta di Roma. Il progetto prevedeva che nella cappella fossero poste le tombe di Lorenzo il Magnifico, del fratello Giuliano de’ Medici, di Lorenzo duca d’Urbino (figlio di Piero, primogenito di Lorenzo) e di Giuliano duca di Nemours (terzogenito del Magnifico): i due Magnifici e i due Capitani.

Solo le tombe dei Capitani furono concluse. Alla sinistra dell’altare si trova il sepolcro di Lorenzo Duca di Urbino, il quale, nell’atto di riflettere, fu definito dal Vasari come il Pensieroso, ed è pertanto individuato dalla critica come il simbolo della vita contemplativa: sotto di lui si trovano, adagiate sulle volute del sepolcro, le raffigurazioni del Crepuscolo, caratterizzato nel volto dal noto non finito michelangiolesco, e l’Aurora, la cui potenza plastica è rivelatrice dell’interesse nutrito dall’artista verso gli studi anatomici. Di fronte, il sepolcro di Giuliano, simbolo della vita attiva, con il bastone del comando in mano: e al di sotto il Giorno, in un moto di ribellione, e la Notte, ispiratrice peraltro di famosissimi versi di Michelangelo.

Nell’architettura di tono brunelleschiano – per la bicromia della pietra grigia e dell’intonaco bianco si leggerebbe la suddivisione di tre sfere: quella dell’Ade, quella terrestre e infine quella celeste culminante nella cupola – ispirata a quella del Pantheon. Mentre i sepolcri alluderebbero al concetto dell’anima liberata dai vincoli terreni e tesa alla contemplazione della vita divina incarnata dalla Vergine.


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