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Il Museo degli Argenti di Firenze


Istituito nella seconda metà dell’eco a Palazzo Pitti nella splendida sede degli appartamenti estivi della corte medicea, decorata con affreschi che esaltano le glorie della famiglia, il Museo degli Argenti offre un percorso di autentiche meraviglie, straordinario documento del collezionismo dinastico, comprendente gemme, cammei, oggetti in pietre dure, avori, gioielli e argenti.

Quello che fu il “Tesoro dei Medici” è qui rappresentato da una serie di gruppi tematici che testimoniano l’interesse per la raccolta ma anche per la rielaborazione di esemplari antichi, assieme a materiali preziosi e semipreziosi, portata ad altissimi livelli estetico-tecnici dalle sceltissime botteghe granducali. Secondo un percorso cronologico, e sale espongono vasi e coppe in ametista, diaspro e sardonice di origine antica, montate in oro e argento in epoca medievale e rinascimentale, di cui diciotto provenienti dalla collezione privata di Lorenzo il Magnifico; cammei e intagli raccolti dal Granduca Cosimo I assieme a manufatti pregevolissimi acquistati su indicazione del Cellini; brocche, saliere e tazze in cristallo di rocca e lapislazzulo volute dal figlio Francesco, fino alle ambre di Maria Maddalena d’Austria e ai sorprendenti avori tedeschi portati a Firenze da Mattias dè Medici.

Arricchiscono la varietà delle raccolte oggetti rari e bizzarri da “Wunderkammer” provenienti da mondi lontani; il tesoro in argento dei principi-vescovi di Salisburgo che ha dato nome al Museo e soprattutto i gioielli dell’Elettrice Palatina: un raro insieme di preziosi e di “galanterie gioiellate” di varie epoche, tra cui spiccano i pendenti in oro, pietre e smalto sviluppati su singolari perle barocche, scelti da Anna Maria Luisa de’ Medici, ultima rappresentante della dinastia.

In anni recenti un importante comodato ha arricchito il patrimonio museale con gioielli femminili e maschili dal Settecento al Novecento di vario impiego, da diademi, parure e devant de corsage in brillanti e pietre di colore, a bracciali e spille in micromosaico o granulazione etrusca di gusto archeologico provenienti dai laboratori orafi romani dei Castellani e dei Giuliano, fino a preziosi Cartier degli anni Venti.


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