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Sanpietrini e serciaroli


Di basalto, di porfido, italiani e ultimamente provenienti dalla Cina, come molti altri pavimenti, i sanpietrini sono di dimensioni diverse, in genere sono a faccia quadrata, ma se ne possono trovare anche di rettangolari e i più rari sono di piccole dimensioni, come quelli quadrati di sei centimetri di lato, posizionati a piazza Navona, nel grande marciapiede centrale.

I “serciaroli”, coloro che trasformavano la pietra in selcio, provenivano per lo più dall’Abruzzo. Si trattava di un operaio edile tutto particolare. Infatti l’usanza voleva che gli edili fossero pagati tutte le sere, alla fine del cantiere si mettevano in fila e prima di uscire percepivano la paga giornaliera, quella che ancora oggi è chiamata “la giornata”. Er serciarolo no! La categoria per effetto del “vizietto de staccà a mezzogiorno e d’annasse a ‘mbriacà all’osteria” pretendeva la paghetta nella prima giornata lavorativa.

Se all’una erano ancora sobri, attaccavano a lavorare, per percepire a sera la paga del l’altra mezza giornata. Tuttavia alcuni divennero famosi per l’abilità a posizionare sul suolo un maggior numero di serci rispetto alla media e pare che er Vaccaretto ne allineasse seimila al giorno!

Il procedimento per allettarli è sempre lo stesso da cinquecento anni, cioè si affondano nella sabbia con uno speciale martello di legno detto mazzapicchio. Una pavimentazione che potremmo definire biologica, in quanto risulta naturale e traspirante.


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