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Il ruolo dei prestiti nella crisi economica


Gli italiani si erano abituati, negli ultimi anni, a chiedere prestiti personali: venivano chiesti prestiti per andare in vacanza, per comprare l’auto nuova e persino per lo smartphone. Quando i soldi c’erano, il paradosso, tutti chiedevano prestiti. Adesso che i soldi mancano, invece, nessuno sembra chiedere prestiti e quei pochi che li chiedono se li vedono rifiutati dalla banca o dalla finanziaria di turno.

Ma che cosa sta succedendo?

Semplice, chiedere un prestito personale significa avere fiducia nel proprio futuro, perché ripagare un prestito è un’attività onerosa. Gli italiani, però, non hanno più fiducia nel futuro. Sanno bene che se oggi hanno difficoltà nella terza settimana del mese, l’anno prossimo potrebbero averla nella seconda. E quindi sarebbe impossibile ripagare eventuali rate di prestiti.

E c’è anche da dire che l’avanzamento della crisi sta mordendo anche banche e finanziarie: il livello dei prestiti in sofferenza è tale da erodere in modo significativo i patrimoni delle aziende creditizie, che quindi si trovano più che altro a doversi finanziare per non portare i libri in tribunale.

Di fatto per colpa di coloro che non stanno pagando le rate dei prestiti, coloro che magari hanno un merito creditizio alto non stanno ricevendo prestiti. Certo, l’economia non è un fatto di giustizia, ma comunque è piuttosto triste che succeda questo.

Il problema di fondo è che se non riparte il credito al consumo e il settore dei prestiti personali non riparte nemmeno l’economia: molti degli acquisti che venivano effettuati negli anni passati, come detto in apertura di articolo, erano effettuati proprio grazie ai finanziamenti ricevuti. Adesso che nessuno concede più prestiti, anche gli acquisti sono fermi e di conseguenza l’economia cade ancora.

Rimettere in moto il credito potrebbe essere un modo concreto per far ripartire le vendite e di conseguenza l’economia e l’occupazione. Con più occupati si avrebbero più persone che potrebbero spendere sia il loro reddito sia eventuali soldi ottenuti in prestito. Insomma, l’economia in questo modo si rimetterebbe in moto.

Ma ci sono troppe variabili in gioco e soprattutto lo stato quasi comatoso del sistema credizio italiano non consente di scherzare con il fuoco.

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