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Storia, architettura ed eco-sostenibilità


Le malattie ci assalgono non a caso, ma si sviluppano da piccoli, giornalieri peccati contro la natura. Quando la misura è piena, ci sembra che prorompano ad un tratto“.
(Ippocrate, 460 – 377 a.C.)

I peccati di cui parlava oltre 24 secoli fa il grande vegetariano, considerato il fondatore della medicina, oggi non sono più piccoli, poiché le conseguenze derivanti dalle applicazioni delle enormi potenzialità tecnologiche e dal modo di alimentarsi dell’uomo (soprattutto di quello “occidentale”), hanno alterato così profondamente l’equilibrio planetario da arrivare a mettere in dubbio, al di là di una eventuale guerra termonucleare globale, la stessa prosecuzione della vita sulla Terra.
L’ecologia studia le condizioni di vita degli esseri viventi e le correlazioni esistenti tra loro e l’ambiente. Non è possibile eludere impunemente la legge naturale di causa ed effetto.

Comparando tra loro l’inquinamento dell’ambiente e le malattie, con l’uso del criterio di causa-effetto, si evidenzia la realtà di un mondo divenuto nemico di se stesso. Le alterazioni dell’equilibrio si presentano dove e quando avviene una violazione del ciclo ecologico naturale, generata dall’industrializzazione e dalla concentrazione di popolazione umana. Nel corso dei secoli intere zone della terra sono state trasformate in steppe (quasi un terzo della superficie delle terre emerse è ormai ridotto a deserto) ed oggi questo processo sta accelerando in modo esponenziale anche a causa della deforestazione progressiva attuata per far posto ai pascoli (che nel giro di pochi anni trasformano la foresta in deserto), dell’inquinamento ad aria, acqua e terra prodotto dagli allevamenti intensivi (ad esempio, la CO2 emessa da questi nel mondo è quasi pari a quella prodotta dal traffico e dalle industrie messe insieme) e dell’uso di pesticidi e diserbanti in agricoltura.

Nella storia la tendenza alla concentrazione inizia in quasi ogni parte del mondo intorno al 1850 quando soltanto il 2% circa della popolazione mondiale viveva in città di oltre 20.000 abitanti. Nel 1950 era intorno al 21% , mentre attualmente è di oltre 80% e le metropoli della terra vanno sempre più estendendosi come formazioni cancerogene incontrollate di oltre 20 milioni di abitanti.

Solo il decentramento e l’integrazione della popolazione con la propria economia nel sistema naturale di vita ed il generale passaggio dell’umanità dall’alimentazione carnea all’alimentazione vegetariana potranno far fronte alla fame, alla distruzione ambientale, alla valanga di malattie e garantire la prosecuzione di vita sulla Terra per le prossime generazioni.

È indispensabile, quindi, considerare l’attività in generale dell’uomo e quella abitativa in particolare, non già più utilizzando il concetto di BIOSOSTENIBILITÀ, in quanto esso è troppo soggetto ad arbitrarie interpretazioni di comodo, come quella del ‘Dio-elastico’ che ognuno tira dalla propria parte (il ‘Dio è con noi’ di tutti gli eserciti), bensì partendo dal principio di BIOCOMPATIBILITÀ.

Biocompatibile, cioè compatibile con la vita. Quando iniziamo a pensare ad un progetto dovremmo chiederci se esso sia compatibile con l’equilibrio vitale e se le tecniche e i materiali siano effettivamente biocompatibili. Il nostro dovere, la nostra finalità deve essere il mantenimento di questo equilibrio, mentre il progetto dovrà essere lo strumento usato per mantenere tale equilibrio. Ecco, allora, che fine e mezzi coincideranno inevitabilmente. Chi costruisce un albergo mostruoso su una bella costa italiana ottiene un risultato non-biocopatibile con l’equilibrio vitale fatto di uomini, animali non umani ed ambiente in generale, poiché usa un mezzo (il mostro) non-biocompatibile.

A tale scopo dovremmo considerare quali siano i fattori da tener presente nell’impostazione progettuale di un edificio, affinché esso possa essere uno strumento biocompatibile, adatto cioè per ottenere la finalità del mantenimento dell’equilibrio vitale. Anche nella valutazione del già costruito dovremo adottare tali criteri, valutandone il grado di biocompatibilità.

Il tutto andrà rapportato ad un ideale 100% di biocompatibilità, la biocompatibilità assoluta usata come riferimento. Questo della biocompatibilità è un concetto che possiamo applicare a qualunque realizzazione umana. Ad esempio non dovrebbe essere realizzato alcun oggetto che non possa essere poi via via riutilizzato e riciclato totalmente, sino alla sua dissoluzione, senza che l’ambiente venga inquinato in alcuno dei passaggi, dall’iniziale realizzazione sino alla sua dissoluzione.
Per quanto attiene all’attività edilizia è possibile realizzare città, villaggi, insediamenti ed abitazioni a misura d’uomo e d’ambiente, altamente biocompatibili.

Dopo questo breve ma necessario excursus, possiamo all’esame dei concetti basilari da tener presente nell’impostazione di un progetto, per tentare di avvicinarsi al massimo coefficiente di BIOCOMPATIBILITÀ. Naturalmente, lo stesso metodo sarà applicato nell’esaminare un edificio già esistente.

In primo luogo bisogna tener conto del sito sul quale dovrà sorgere l’edificio (o su quello dove già sorge); nel terreno non devono esservi perturbazioni geobiologiche (campi magnetici sotterranei, correnti idriche, ecc.).
Gli edifici devono essere edificati a distanza di sicurezza dalle centrali di trasformazione e dagli elettrodotti non interrati: ml50 da quelli a 50 Kv, ml 132 da quelli a 132 Kv, ml 220 da quelli a 220Kv, ml 380 da quelli a 380 Kv.
Le abitazioni devono essere ben distanti dai centri industriali e dalle grandi correnti di traffico.

Tra gli edifici devono esservi distanze idonee, prevalentemente occupate da alberi e prati; l’ideale è che da un edificio non si vedano gli altri, in quanto immersi nel verde. Essi dovrebbero costituire un ecosistema integrato laddove sia possibile la vita anche di altre specie; l’ideale è rappresentato da eco-villaggi a misura dell’uomo, degli altri animali e delle piante, con sistemi energetici e di smaltimento delle acque reflue, naturali.
Gli edifici devono assolvere alla funzione di favorire la formazione di neo comunità e le abitazioni dovrebbero rispettare l’individualità, la dignità di ogni persona e dei nuclei familiari.

Devono essere utilizzati materiali “igroscopici”, cioè adatti a favorire la naturale regolazione dell’umidità dell’ambiente.
Le pareti esterne devono essere in grado di filtrare e neutralizzare gli agenti tossici presenti nell’aria.
Devono essere utilizzati materiali che permettono il passaggio del vapore e dell’aria.
All’interno delle abitazioni devono essere in equilibrio tra loro le tre caratteristiche termiche: accumulazione, coibenza e smorzamento.

Le temperature superficiali delle pareti e dell’ambiente devono essere ottimali e in equilibrio con umidità e ventilazione; temperatura, umidità e ventilazione rappresentano le tre variabili del clima interno alla casa (mocroclima).
Il riscaldamento all’interno delle abitazioni deve avvenire per irraggiamento, con uso massimo possibile dell’energia solare, sia passiva, sia attiva.
L’edificio deve asciugare rapidamente ogni qualvolta si bagna (ad esempio con la pioggia) e questo avviene usando materiali e tecniche appropriati.
Bisogna usare materiali sani e naturali quali il legno o il mattone d’argilla (cotta o cruda), che rilasciano negli interni odori gradevoli.
Il colore, la luce e l’illuminazione devono essere prevalentemente naturali.

Si devono smorzare rumori forti e vibrazioni, con uso di particolari accorgimenti costruttivi.
I materiali usati nella costruzione non devono essere radioattivi od esserlo il meno possibile. Ad esempio è preferibile usare malte con calce piuttosto che con cemento, mattoni d’argilla cotta piuttosto che blocchetti di tufo.
Bisogna schermare gli impianti in modo da impedire la presenza di campi elettromagnetici indotti.
Bisogna posizionare opportunamente televisori e computers, non rivolgendone il retro verso ambienti di lunga permanenza quali le camere da letto o gli studi.

Nelle forme dei locali e nel loro arredamento devono essere usate le nozioni di fisiologia umana al fine di renderli il più possibile idonei e piacevoli da vivere e a tal fine è bene rispettare misure, proporzioni e forme armoniose. Tutti i materiali usati devono essere biocompatibili, prodotti e trasportati con basso consumo energetico, non tossici e non inquinanti. Tutto questo nell’intero loro ciclo di vita, dalla produzione, al riuso fino allo smaltimento. Gli stessi materiali usati non devono impoverire le risorse di materie prime in via d’estinzione.

Infine tutta la progettazione deve essere finalizzata a dare conforto fisico e psicologico all’individuo, ad armonizzare i rapporti tra le persone che vivono nella stessa casa e quelli tra i diversi nuclei familiari (rapporti sociali intraspecifici), nonché, infine, i rapporti tra gli uomini e gli altri animali (rapporti sociali interspecifici).


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