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Gli impianti fotovoltaici in edilizia


Non possiamo parlare solo di fotovoltaico, bensì di “Fonti rinnovabili” che, naturalmente, annoverano molte altre tecnologie, più o meno valide, produrre energia con sistemi poco inquinanti. E diciamo “poco” inquinanti, poiché qualunque forma di produzione genera un suo tipo di inquinamento che, se non è il C02 del combustibile (liquido, solido o gassoso), disperso nell’aria durante la combustione, sono l’energia consumata (e quindi prodotta in qualche modo anch’ esso comunque inquinante) necessaria per produrre industrialmente qualunque cosa, e i residui di lavorazione industriale, che inesorabilmente derivano dalla produzione di qualunque oggetto realizzato, e il futuro smaltimento di questo, alla fine del suo ciclo di vita, oppure, l’inquinamento acustico e paesaggistico, come il caso delle torri eoliche, fattori questi per nulla da sottovalutare, ecc.

Ciò stante è indubbio che il problema dell’inquinamento dell’atmosfera, oggi, è prioritario ed è saggio e urgente affrontarlo e (cercare di) risolverlo, senza però fare finta di non sapere che un pannello solare dopo venticinque anni circa va smaltito, ed anche questo sarà un serio problema che i nostri figli saranno chiamati a risolvere.

Cosa è il Silicio

Le celle al Silicio, di cui sono composti i pannelli fotovoltaici, non sono scoperta recentissima, ciò stante solo nell’ultimo decennio, sulla spinta della presa di coscienza sui problemi dell’ambiente, l’industria ha preso seriamente in esame l’ipotesi di utilizzarle su grande scala per la produzione di energia elettrica per la trasformazione diretta dalla luce.
Dal latino Sicilis, che significa Selce (quella per intenderci usata dai romani per i lastricati stradali), deriva il termine Silex. Il simbolo è SI e 14 è il numero atomico che lo contraddistingue nella Tavola Periodica; il decadimento teorico è stimato in 276 anni. Fonde a 1414 °C e bolle a 2355.

Il Silicio è un cristallo di colore bruno e una delle sue caratteristiche principali è quella di trasmettere il 95% di tutte le lunghezze d’onda del la luce Infrarossa.
Dopo l’Ossigeno è il materiale più presente in natura nella crosta terrestre. Lo troviamo in abbondanza nell’ Argilla, nelle sabbie, nel Quarzo, nelle rocce di Granito, ecc. E’ il componente principale del vetro, del cemento, dell’acciaio e della ceramica ed avendo una spiccata capacità resistere alle alte temperature, è il componente base dei mattoni refrattari e degli smalti da forno.

Individuato sin dalla fine del 1700, si è dovuti arrivare a metà del ‘900 per un suo utilizzo consapevole nei primi apparati Radar della seconda guerra mondiale.
È stato l’essenza dei Transistor che, circa 40 anni fa, rivoluzionarono il mondo dell’elettronica, essendo questo uno dei principali semi-conduttori presenti in natura.
Ma il Silicio non è un materiale con soli risvolti positivi, è anche la causa della malattia dei minatori, meglio conosciuta con il nome di SILICOSI.

bioedilizia

La cella fotovoltaica

La così detta “cella” è il cuore del pannello fotovoltaico. Ha una dimensione standard da 4 a 6 pollici. Essa ha la capacità di trasformare immediatamente e direttamente l’energia luminosa in energia elettrica, senza ulteriori passaggi, ed immetterla nella rete di distribuzione attraverso un opportuno collegamento.
Si basa sulla capacità di alcuni materiali semi-conduttori (appositamente trattati) di effettuare la trasformazione ed è in grado di produrre una potenza di picco pari a circa 1,5 Watt (nei pannelli solari utilizzati nelle missioni spaziali, il rendimento sale fino a 4, mentre nei calcoli di rendimento di un comune pannello è opportuno riferirsi ad una produzione media di 1,2 Watt) in condizioni ottimali di irraggiamento e calore.
Vi è però da sottolineare che, a differenza del pannello solare termico, ovvero di quello per la produzione di acqua calda, quello fotovoltaico produce corrente anche in assenza di soleggiamento diretto, cioè anche quando il sole è “coperto”, poiché gli è sufficiente la semplice illuminazione per eccitare i semi-conduttori, sapendo però che la quantità di energia prodotta sarà comunque proporzionale alla quantità di energia ricevuta, e tenendo comunque presente che ogni anno, per naturale decadimento, la sua capacità di produrre energia diminuisce dell’uno per cento, ovvero, dopo venti anni di attività il pannello produrrà 1’80% della sua potenza nominale, cioè, circa 0,96 Watt di media.
Una cella fotovoltaica può essere composta da vari materiali. Il Silicio monocristallino (che è il più utilizzato) infatti non è il solo materiale con queste proprietà, semi-conduttori utilizzabili sono anche: il Telluro di cadmio e il Solfuro di cadmio, l’Arseniuro di gallio, ecc. ma le celle possono essere anche elettrochimiche (con 1’ausilio dell’Idrogeno), polimeriche, organiche o prodotte con l’utilizzo di nanotecnologie e finanche con l’utilizzo di pigmenti di mirtillo.

Le tipologie di pannelli

Sono molte oggi le tipologie di pannelli fotovoltaici che 1’industria ci mette a disposizione, e almeno altrettanti quelli in via di sperimentazione che in futuro, forse, vedremo commercializzati. Oltre al pannello classico ormai da tutti conosciuto, vi sono pannelli ricavati su Film molto sottili che possono seguire forme anche ondulate; pannelli inglobati su tegole che coprono tutto il tetto di una casa; spray che catturano i raggi solari che vengono spruzzati sui vetri delle finestre; speciali lucernari che catturano i raggi solari, li concentrano, e illuminano celle fotovoltaiche posizionate nel sottotetto. Insomma, sempre più l’ingegno umano cerca soluzioni anche azzardate, ma tendenti a risolvere l’annoso problema della produzione energetica.
Al di là, però, delle “invenzioni”, non ci sentiamo di dire che ad oggi vi siano alternative a quanto già conosciuto e, in qualche modo, collaudato, sia pure con tutti i limiti del caso.

Come e dove si possono posizionare

Il posizionamento dei pannelli è in funzione del tipo di pannello impiegato. In linea di principio se il pannello è quello classico, sarà posizionato a terra nel giardino, oppure sul terrazzo di copertura, poggiato su una idonea struttura in ferro zincato, oppure direttamente sulla falda del tetto, auspicando che l’inclinazione di questo sia idonea al corretto angolo di incidenza media dei raggi solari. I pannelli tradizionali, però, possono essere anche montati verticali a parete, anche se questa posizione paga una diminuzione di rendimento energetico per effetto proprio della sua eccessiva verticalità.
A questo proposito bisogna far presente che non vi è una perfetta posizione teorica, poiché questa è raggiungibile solo con i supporti motorizzati che “seguono” automaticamente il sole nel suo movimento giornaliero e stagionale, ricavandone la massima efficienza di rendimento, essendo questi sempre perfettamente orientati ed incidenti ai raggi solari indipendentemente dal periodo dell’anno e dall’ora. Naturalmente questo tipo di impianti ad alta efficienza, non sono alla portata del privato, bensì vengono utilizzati nelle grandi stazioni di produzione di cui più avanti facciamo un accenno.

Quanta energia produce un sistema di pannelli

Prendendo in esame un mini impianto utilizzabile a livello familiare avente una produzione teorica di 3 Kw/h, installato secondo i migliori standard tecnici (inclinazione, orientamento, ecc.), e considerato altresì che lo posizioniamo in centro Italia e quindi in una situazione di soleggiamento medio rispetto al territorio nazionale; ipotizzando una produzione media/annua durante le ore di illuminazione, possiamo stimare che, essendo la resa pari ad 1,2% mq di pannello, la produzione di energia elettrica sarà pari a circa 1,2 Kw/h ogni l0 mq di pannelli fotovoltaici, ovvero, per ottenere mediamente 3 Kw/h (sempre e solo durante le ore di illuminazione dei pannelli), dovremo avere circa 25 mq di essi.

Perché non si può essere autonomi

Ma se posso produrmi autonomamente la corrente che mi occorre per casa, perché non posso staccarmi dalla rete del gestore?
Per rispondere correttamente bisogna fare alcune considerazioni preliminari:

  • Abbiamo visto che l’impianto fotovoltaico funziona solo durante le ore di illuminazione e produce tanta energia per quanta riesce ad assorbirne, ovvero, la sua produzione di energia elettrica non è mai costante, bensì è in funzione della quantità di luce che lo colpisce, come a dire che se il sole è alto e splendente, il nostro impianto produrrà il massimo (ovvero circa 1,5 watt/mq), mentre se è debole (inverno) e velato produrrà circa il 50-60%;
  • Il maggior fabbisogno di energia elettrica è concentrato nelle ore serali, cioè proprio quando il nostro impianto fotovoltaico non funziona;
  • L’energia elettrica non è accumulabile (se non in minime quantità e a bassi voltaggi), quindi non è possibile, in linea di massima, produrre energia durane il giorno per utilizzarla la notte, ovvero la dobbiamo avere disponibile quando ci occorre e ciò abbiamo visto che è quasi impossibile. (Esistono alcuni tipi di impianti che permettono di accumulare energia. Questa, comunque, è sempre di tipo “continuo” e le batterie che si utilizzano sono specifiche per impianti solari fotovoltaici, del tipo “a piastra positiva”, diverse da quelle comunemente usate per l’autotrazione.).

Da queste considerazioni ne consegue che, avendo la necessità di disporre di corrente elettrica in qualunque momento delle 24 ore, dobbiamo necessariamente utilizzare un gestore che ci fornisca energia desiderata se, quando, e quanto la richiediamo, attraverso un sistema continuo e stabile di distribuzione e servizio. Con questo possiamo, proprio attraverso quel contratto che va sotto il nome di “conto energia”, stipulare un accordo attraverso il quale cediamo al nostro gestore la corrente quando, quanto e come da noi prodotta e acquistiamo da lui quella a noi necessaria nelle quantità e nei momenti del nostro fabbisogno, effettuando poi, a livello economico, una sorta di compensazione che un apposito impianto “di scambio” effettuerà automaticamente, pagando quindi al gestore l’eventuale energia da noi consumata in eccesso o avendo da questo un rimborso (in conto energia), qualora ne abbiamo prodotta in eccesso al nostro fabbisogno, ovvero, ne abbiamo consumata in difetto.

Ipotesi di costi e benefici

I costi di un impianto fotovoltaico tipo, per la produzione di tre KW/h, tutto compreso, ovvero, il progetto tecnico, il costo di 25 mq. di pannelli, la loro posa in opera, gli allacci alla rete ENEL o ACEA, ecc. oggi si aggira intorno a € 25.000 (ma l’avanzare della tecnica e l’industrializzazione stanno facendo continuamente diminuire questi costi), importo che bisogna anticipare. Considerando che grazie al recupero fiscale del 55% dell’intera spesa sostenuta, recuperabile nel triennio grazie anche alla finanziaria 2008 che ha prorogato gli incentivi, i tempi di rientro dell’investimento, per una famiglia media, sono di circa 8 anni, e considerato altresì che la vita media di un impianto si può stimare in 25/30 anni, anche ipotizzando eventuali costi di manutenzione con saltuari interventi tecnici, possiamo valutare che il beneficio finale può essere pari a circa € 20-25.000,00.
A proposito di detrazioni fiscali, vi è da rammentare che la circolare 36/E del 31/5/07, ha chiarito che queste sono a beneficio solo degli immobili esistenti, sono quindi escluse le nuove costruzioni, e per l’ ottenimento dei benefici fiscali del 55 % , inerenti le opere finalizzate al risparmio energetico, non è più necessario inviare la comunicazione di inizio lavori all’Ufficio delle Entrate, ma è sufficiente l’asseverazione di un tecnico abilitato e l’invio all’ENEA della certificazione energetica.

Finanziamenti

Per chi ne avesse la possibilità, soprattutto dal punto di vista logistico, e addivenisse all’idea di dotarsi di un impianto fotovoltaico o di un mini impianto eolico, per la produzione di energia elettrica, resta il problema della spesa da affrontare che non è da sottovalutare e che come abbiamo detto è tutta da anticipare a carico di chi vuole dotarsi di un simile impianto.
A questo proposito bisogna segnalare che molte banche hanno preparato dei “pacchetti” di finanziamenti a disposizione dei privati o delle imprese, finalizzati ad incentivare la scelta delle energie rinnovabili.

Il conto energia

Questo è il nome che il programma europeo ha scelto per l’incentivazione della produzione da fonti rinnovabili permanentemente connesse alla rete, di energia elettrica. Vediamo di cosa si tratta, sapendo che dal primo luglio 2007 la vendita di energia elettrica è stata definitivamente liberalizzata.
I privati possono essere intestatari di impianti da 1 a 20 Kw, installati su suolo o tetto di proprietà, esclusivamente nel caso di concomitanza del punto di consegna con il punto di prelievo, ovvero solo nel caso di applicazione di scambio sul posto a livello fisico. Il beneficiario percepirà 0,445 €/kWh da parte del gestore di rete limitatamente a quanto reso disponibile alle proprie utenze, ovvero soltanto la parte di produzione autoconsumata viene incentivata. Il meccanismo di scambio sul posto consente di operare un saldo annuo tra l’energia elettrica immessa in rete dall’impianto medesimo e l’energia elettrica prelevata dalla rete, sulla base di tale saldo avviene il calcolo e l’erogazione dell’incentivo. L’energia elettrica immessa in rete e non consumata nell’ anno di riferimento costituisce un credito, in termini di energia, che può essere utilizzato nel corso dei tre anni successivi a quello in cui matura. Al termine dei tre anni, l’eventuale credito residuo viene annullato e non è più incentivabile.
Potrà usufruire dell’incentivo su tutta l’energia prodotta se rinuncia al servizio di scambio sul posto. L’eventuale eccesso di produzione non auto consumato (in questo caso però l’eccesso è quello istantaneo e non quello calcolato a fine anno!) può essere rivenduto ad un gestore (ENEL o ACEA), alle tariffe fissate dall’ Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) riportate più avanti. In tal caso però è necessario possedere partita IVA.
La durata dell’incentivo è pari a 20 anni. La tariffa iniziale, per chi viene ammesso agli incentivi a decorrere dal 2007, viene determinata a partire dal valore dell’anno precedente con una riduzione del 5% annuo corretta dall’adeguamento ISTAT. Determinata la tariffa iniziale, essa è mantenuta fissa per i 20 anni di incentivazione.
A questo meccanismo si aggiungono le possibilità offerte dallo scambio sul posto, cioè la possibilità di autoconsumare senza alcuna spesa la propria produzione energetica, portandola in decurtazione dalle proprie bollette della corrente elettrica. In questo modo oltre all’incentivazione, si guadagna non il prezzo di mercato all’ingrosso ma il prezzo al dettaglio, sensibilmente superiore. Anche qui l’eventuale surplus di produzione rispetto ai consumi viene portato a credito, costituendo una specie di bonus energetico spendibile entro 36 mesi.
La liquidazione delle spettanze avviene su base mensile, eventualmente rimandata al mese successivo qualora il credito risultante fosse inferiore a 250,00 €.
Ma vi è un altro vantaggio che spesso passa inosservato, ed è quello fiscale.
Il contributo per la produzione di energia mediante impianti fotovoltaici non è soggetto ad IVA, inoltre, se l’impianto è utilizzato da persona fisica a fini esclusivamente privati, l’incentivo non ha alcuna rilevanza fiscale. Come a dire che la persona fisica che produce e vende ad un gestore energia elettrica mediante impianto fotovoltaico, non paga l’IVA allo Stato, e sull’incentivo che percepisce non paga tasse.

I numeri delle applicazioni

Se solo considerassimo che basterebbe lo 0,1 % della superficie terrestre di pannelli fotovoltaici, per ridurre tutto il fabbisogno energetico mondiale, senza avvelenare l’atmosfera, ovvero, come abbiamo visto, inquinando molto poco, sarebbe sufficiente per abbracciare questa tecnologia senza ulteriore indugio. Ma lo 0,1 % proclamato dagli ambientalisti di tutto il mondo è pari all’ 1 % della superficie delle terre emerse del nostro pianeta, il che appare oggettivamente irrealizzabile! Vero è che non vi è solo la tecnologia del fotovoltaico per produrre energia e vero è, anche, che molto si sta facendo in questo campo. Vediamo brevemente come e dove:

  • Ad oggi in Italia sono circa 3300 gli impianti già in funzione, di cui oltre 3000 quelli inferiori a 20 Kw/h. Per questi sono stati erogati finanziamenti pari a 5 milioni di €, a fronte di una produzione energetica pari a circa 11 milioni di Kw/h. un risultato di non poco conto.
  • Il più grande impianto fotovoltaico in funzione al mondo è ubicato a Beneixama Alicante, Spagna, nella Comunità Valenciana. La sua potenza nominale è di 20 MWp.
  • Il più grande progetto fotovoltaico al monndo è il Girassol, che si pianifica di installare a Moura, Portogallo, per un totale di 52 MWp.
  • Il più grande impianto su tetto è probabilmente il Fischer in funzione a Dingolfing, Gerrmania, per un totale di 3,7 MWp.
  • Il più grande impianto fotovoltaico architettonicamente integrato in funzione è quello dei padiglioni fieristici di Monaco di Baviera, per un totale di 1 MWp. L’integrazione architettonica consiste nell’impiego dei moduli fotovoltaici come infissi, ovvero in sostituzione della copertura stessa degli edifici.
  • L’installazione fotovoltaica più spettacolare è forse la cosiddetta Pergola solare installata a Barcellona, Spagna, che raccoglie moduli fotovoltaici per un totale di 1 MWp su un’unica vela sospesa a mezz’ aria di 112×50 metri (quasi un campo di calcio regolamentare).

L’impianto fotovoltaico ENEL di Serre, provincia di Salerno, l’attuale record italiano, è stato a lungo il più grande impianto fotovoltaico al mondo, essendo in funzione dal lontano 1995 con 3,3 MWp di moduli fotovoltaici.

Pannelli Fotovoltaici Obbligatori

La Legge finanziaria 2007 ha, giustamente, ritenuto di dover applicare la direttiva UE 2002/91 sul risparmio energetico, obbligando l’installazione di pannelli solari fotovoltaici per la produzione di energia elettrica nelle nuove costruzioni. Purtroppo questa norma apparentemente giusta, si riduce ad una farsa quando si scopre che “l’obbligo” riguarda “l’installazione di pannelli fotovoltaici in grado di garantire una produzione (minima) di energia elettrica in misura non inferiore a 0,2 Kw/h, per ogni unità abitativa”, come a dire nulla o quasi!
Questo limite teorico è coperto da un pannello di 1,5 mq che in pratica non serve a nulla (con 20 Watt ci si accende una lampadina a basso consumo), se non a far vendere pannelli alle industrie produttrici.
Un’altra delle mille facce della triste realtà legislativa italiana!

I certificatori

Ne avevamo già parlato in passato e allora, preso atto della nuova normativa sulle certificazioni energetiche (Art. 9 Dlgs 192/2005), si rimandava a dei decreti di attuazione, magari con accordi Stato-Regioni, che avrebbero dovuto essere emessi già dall’aprile 2005. Nonostante il tempo trascorso la poca chiarezza in merito è ancora imperante sia sulle competenze professionali, sia sulle tariffe da applicare. Insomma, nulla di nuovo sotto il Sole!
Tutto è ancora lasciato alla professionalità degli Ingegneri, Architetti e Geometri, unici per ora abilitati al rilascio delle certificazioni energetiche in edilizia, i quali operano, non già sulla base di specifici studi di aggiornamento professionale, così come auspicati dalla Legge, che comunque molti hanno svolto in attesa di più specifici dettati, bensì sulla base della singola esperienza professionale conquistata sul campo.
Anche sulle tariffe da applicare non vi sono specifiche direttive che regolino la materia, ma si può stimare che per un “certificato energetico” la spesa è all’incirca pari a 1 €/mq di immobile da certificare, oltre le spese sostenute dal professionista.
Incertezza vi è anche sulle “classi di certificazione” da attribuire agli immobili, che appaiono ancora incerte, anche se l’ENEA ha stilato un programma informatico, liberamente scaricabile, che consente al professionista una linea guida sicuramente corretta.

Conclusione

Tirare delle conclusioni ad un discorso così lungo, complesso e gioco-forza incompleto, non appare affatto facile.
Una cosa purtroppo la dobbiamo ammettere: il sistema fotovoltaico (così come per quello eolico), non è per tutti. Non tanto per i costi, che se pure ancora notevoli potrebbero essere da molti sopportati, quanto per i problemi logistici di applicazione.
Infatti, tralasciando chi ha la fortuna di vivere in una casa unifamiliare, magari contornata da un ampio giardino, dobbiamo considerare che la maggior parte degli italiani vive in appartamenti di stabili condominiali, nei quali non vi sono gli spazi per posizionare un numero sufficiente di pannelli, capaci di produrre energia per tutti.
Abbiamo infatti visto che per produrre 3 Kw/h di corrente occorrono circa 25 mq di pannelli, i quali vanno posizionati con un determinato orientamento rispetto al sole, come a dire che l’ingombro a terra di questi sarà ben maggiore (30-35 mq di superficie), considerato che lo stabile non è, quasi mai, correttamente orientato rispetto al sole. Se consideriamo che uno stabile medio è composto da 30 appartamenti, se ne deduce che la superficie necessaria per posizionare un numero sufficiente di pannelli fotovoltaici (senza considerare gli eventuali pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria), dovrebbe essere di circa 900/1000 mq. il che appare oggettivamente improponibile poiché nessuna copertura di questo tipo di stabili ha una superficie libera e utilizzabile di tali dimensioni.
Ma per non essere pessimisti a tutti i costi, una proposta vogliamo farla:

  • se non possiamo servire tutti gli appartamenti dello stabile, potremmo almeno produrre l’energia elettrica per far fronte ai consumi condominiali (illuminazione scale, ascensore, caldaia, cortile, ecc.). per questi sicuramente le superfici a disposizione potrebbero essere sufficienti, proviamo a fare un calcolo;
  • ipotizziamo che per tutte le utenze di un condominio medio come sopra descritto, occorrano l0 Kw/h; saranno allora necessari circa 85 mq di pannelli, che ingombreranno sul terrazzo di copertura dello stabile per circa 100 mq, una superficie che è sempre disponibile e, oggi, quasi sempre inutilizzata. La spesa che il condominio dovrebbe affrontare è, per un buon impianto, stimabile in 70-80.000 € che è tutto sommato meno di quanto il condominio spenderebbe per; una ordinaria manutenzione delle facciate. Importo questo che, se finanziato da una banca, non sarebbe un reale costo, in quanto si ripagherebbe da solo con il “conto energia” che, con il risparmio sulle bollette, potrebbe coprire l’intera spesa finanziata. Come a dire che se ci facessimo bene i conti, forse, non ci costerebbe nulla anzi, restituito l’importo iniziale alla banca, dopo i primi dieci anni si comincerebbe anche a “guadagnare”, senza considerare che i155% della spesa (non materialmente pagata perché finanziata dalla banca) potrà essere recuperata dai condomini con la loro dichiarazione dei redditi nei tre anni successi vi all’ installazione.

Ovvero, come risparmiare senza mettere le mani in tasca, aiutando l’ambiente. Il ché non ci sembra poco!

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I principali chiarimenti forniti dalla circolare dell’agenzia delle Entrate.

  • La detrazione può essere utilizzata dalle persone fisiche e dai soggetti titolari di redditi d’impresa.
  • Per i lavori eseguiti mediante contratto di locazione finanziaria, lo sconto riguarda l’utilizzatore del bene o dell’opera e non la società di leasing.
  • Ammessi al beneficio anche i familiari conviventi.
  • L’agevolazione interessa i fabbricati appartenenti a qualsiasi categoria catastale, compresi quelli strumentali.
  • Gli interventi devono riguardare edifici esistenti. Nel caso di ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione l’incentivo scatta solo in caso di fedele ricostruzione.
  • Per gli interventi relativi alla riqualificazione globale, l’indice di prestazione energetica va calcolato in riferimento al fabbisogno energetico dell’intero edificio e non delle singole porzioni immobiliari.
  • Gli infissi comprendono anche le strutture accessorie, come persiane e cassonetti.
  • Esclusi dalla detrazione i lavori eseguiti su pavimenti e coperture, a meno che non permettano di conseguire gli indici previsti per la riqualificazione energetica globale dell’edificio.
  • Non serve la comunicazione preventiva di inizio lavori al Centro operativo di Pescara. Entro 60 giorni dalla fine dei lavori va spedita all’Enea copia dell’attestato di certificazione energetica dell’edificio e la scheda informativa dell’intervento.
  • Nelle fatture deve essere indicato il costo della manodopera.
  • Il pagamento con bonifico bancario non è obbligatorio per i soggetti esercenti attività d’impresa.
  • I tecnici abilitati al rilascio dell’asseverazione e dell’attestato di certificazione/qualificazione energetica sono: ingegneri, architetti, geometri, periti industriali, dottori agronomi, dottori forestali, e i periti agrari.
  • Ammesse alla detrazione anche le spese per opere edilizie, funzionali alla realizzazione dell’intervento di risparmio energetico.
  • Permesso l’utilizzo dell’IVA ridotta al 10%.

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