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Costruire con il legno


Secondo i criteri dell’architettura bioecologica, la tecnica di costruzione sin dalla sua prima fase, quella in cui si definisce il materiale che verrà poi usato per la specifica edificazione, richiede una valutazione attenta del dispendio di energia produttiva, nello stesso modo in cui si valuta il reperimento di materia prima, il tipo di produzione, la lavorazione e le eventuali sostanze nocive derivate.
Questa forma cosiddetta di energia primaria, che comprende anche ciò che concerne i trasporti relativi, è direttamente proporzionale alle emissioni delle sostanze nocive e al grado di trasformazione dei materiali.
Lavorazioni complesse dei materiali comportano altrettanto complessi e dispendiosi processi di trasformazione, ripartiti solo fra poche grandi industrie.
A causa di questa centralizzazione di produzione, i suddetti processi richiedono quindi alti costi di trasporto ed un enorme contributo da parte dell’ambiente che è costretto ad assorbire l’emissione di innumerevoli sostanze nocive, in misura oggi non più sostenibile.
Le attuali norme di protezione dell’ambiente, riferite anche al protocollo di Kyoto, stabiliscono, infatti, un premio per chi nei processi produttivi vada a risparmiare sulla quantità di anidride carbonica prodotta.

Per l’architettura bioecologica le varie tecniche costruttive si differenziano secondo criteri di sostenibilità e compatibilità ambientale. È quindi possibile distinguere tra di loro:

1.    Materiali da costruzione naturali e rigenerabili:  di derivazione vegetale, quali legno, sughero, canapa, juta, canna, canna da palude, paglia, bambù, cocco, resine, oli, grassi, erba, fogliame, arbusti, alberi;

– di derivazione animale, quali seta, lana, cuoio, caseina, pelle, cere, oli, grassi (ecologicamente incompatibili ed eticamente insopportabili);

– di derivazione minerale quali l’argilla.

2.    Materiali da costruzione naturali non rigenerabili:
–   materiali che hanno bisogno di una lavorazione artificiale compatibile, come pietre prodotte artificialmente (cotte e con leganti), laterizi, clinker, blocchi di calce-sabbia.

3.    Materiali da costruzione prodotti artificialmente:
–   materiali che hanno bisogno di una notevole lavorazione artificiale e le cui materie prime sono prevalentemente importate, quali prodotti sintetici (petrolio e suoi derivati), alluminio, zinco, rame.

Nel quadro della presente situazione ambientale, è ormai inderogabile imparare ad utilizzare prevalentemente materiali presenti nella propria regione, la cui produzione e il cui reperimento richiedano minimo dispendio di energia. Nel corso dei secoli, infatti, i materiali da costruzione che la natura produce in grande abbondanza quali legno, argilla, pietre, sono stati usati con grande successo e sorprendente perizia.
Gli edifici costruiti con arte costruttiva semplice hanno prodotto grande ricchezza architettonica, che ha soddisfatto lo spirito e il cuore degli uomini molto più che non gli attuali edifici ipertecnologici, costruiti con enorme dispendio energetico.
Per chiarire questi concetti basta fare una semplice constatazione solo nell’ambito del consumo energetico:

– per la produzione di un sacco di cemento sono necessari 50 kW ora;
– per la produzione di un metro cubo di cemento sono necessari 300 kW ora;
– per la produzione di un metro cubo di argilla è necessaria meno dell’1% dell’energia impiegata per trasportare e mescolare l’equivalente di cemento.

A valle di queste considerazioni, la progettazione di edifici abitativi dovrebbe seguire alcune semplici indicazioni di metodo:

–   limitare (ove possibile) le misure riportandole a valori necessari di utilizzo razionale;
– semplificare la concezione architettonica, predisponendo un semplice, chiaro sistema strutturale con corrispondenti articolazioni nei singoli piani e negli ambienti, al fine di contenere le luci strutturali (max. 6 metri), ovvero ridurre al minimo l’interasse tra le travi di una struttura, al fine di ridurre le sezioni delle travi e di conseguenza della quantità di materiali impiegati;
per evitare spese aggiuntive, concepire un costruito semplice senza troppe interruzioni di pareti, aggetti, nicchie, ecc.

– orientare coerentemente il costruito e conformare i prospetti considerando l’utilizzo passivo del sole e della sistemazione a verde;

– in corso d’opera o nello stato di fatto, verificare l’opportunità di realizzare ampliamenti piuttosto che costruire piani interrati o seminterrati.
Infine nella concezione globale costruttiva deve essere sempre preminente un semplice aspetto armonioso: uno scatolone, pure realizzato secondo i criteri bioecologici, resta pur sempre uno scatolone!
Un edificio deve assolvere alla funzione di un abitare consapevole; il resto appartiene solo a una personalità progettuale e costruttiva che può realizzare o meno: un’opera d’arte, un prodotto in serie, una creazione unica oppure monotona.
Ciò significa, insieme ad un chiaro rapporto da instaurare tra progettista, esecutore dei lavori  e committente, l’impiego di materiali biocompatibili, forme di lavorazione semplici e riduzione dei tempi di lavoro.

Passiamo ora a trattare nello specifico le tecniche di costruzione in legno.
Da tempi immemorabili il legno è utilizzato come il materiale da costruzione nelle più diverse forme e quantità: dal palo di sostegno delle popolazioni nomadi fino ai giganteschi templi in legno giapponesi; nella sua forma primigenia di palo non lavorato fino alla moderna trave lamellare per grandi luci.

Il legno, materiale dalle molteplici caratteristiche tecniche (restringimento, densità, venatura, contenuto di umidità, abbattimento termico, essiccazione, lavorazione) è uno straordinario materiale rigenerabile.
Con un’attenta manutenzione e con il contributo degli elementi naturali quali sole, minerali, aria, acquisisce bellezza nel tempo. Inoltre il legno è uno dei pochi materiali che possa essere sottoposto a ulteriori e nuovi tipi di lavorazione.

Costruzioni “a blinde”
Tecnica in notevole espansione: le abitazioni in legno rispondono alle esigenze della profondità dell’animo umano e rappresentano il concetto stesso di calore.
Tronchi tondi sono posizionati orizzontalmente uno sopra all’altro: gli incastri ortogonali rendono possibili buoni momenti statici di puntellatura, presentando anche indubbi pregi estetici.

Costruzioni “ad intelaiatura”
È un procedimento tecnico derivato da tradizioni secolari, attualmente poco diffuso rispetto alle tecniche di costruzione massiccia. Lo sviluppo di altri criteri costruttivi basati sulla maggiore solidità e robustezza ne ha decretato il parziale declino in diverse zone d’Europa. Tuttavia, la tradizione costruttiva della casa con intelaiatura in legno è stata parzialmente mantenuta in paesi quali gli U.S.A. e il Giappone, laddove si vedono ancor oggi bellissimi esempi di questo genere.

Tecnica di costruzione con tavolati in legno
Metodo derivato dalla costruzione con intelaiatura in legno, utilizzando grandi elementi prefabbricati, di produzione industriale, che sono assemblati in superficie quanto maggiore possibile e montati in loco secondo diversi sistemi. Questo tipo di prefabbricati in serie permette, però, una limitata espressività progettuale in termini distributivo-funzionale dell’abitazione. Altre notevoli limitazioni provengono dalla portata del materiale, inferiore in rapporto ad altri sistemi costruttivi ad all’impiego di pannelli truciolari con aggreganti di sintesi chimica non corrispondenti ai parametri di bioecologicità.

Tecnica di costruzione in legno lamellare
Attualmente sono ancora in fase di sperimentazione collanti biologici di produzione industriale per il legno lamellare. L’architettura bioecologica per l’abitazione necessita abitualmente di luce inferiore ai 5/6 metri, per le quali è utilizzabile il legno strutturale. È auspicabile l’avvento di collanti biologici per il legno lamellare da utilizzare per grandi luci, per luoghi di attività produttive e sportive. Vi è da dire che da alcuni anni si sta sperimentando con notevole successo il legno lamellare armato con fibre. Ciò conferisce a queste strutture notevoli capacità di assorbimento delle tensioni strutturali, tanto da farle preferire al classico cemento armato oltre che per bellezza anche per solidità.

Solai in legno
Nell’ambito della costruzione bioecologica notevole importanza hanno i solai in legno. Molteplici e versatili, permettono svariate combinazioni in abbinamento ad altri materiali biologici quali paglia, terra secca, trucioli di sughero, laterizi, cocco, ecc.
È evidente il vantaggio di una realizzazione leggera e psico-fisicamente piacevole, anche nel caso di auto costruzione.
Prestando attenzione alla corretta ripartizione dei diversi strati e tra le travi, sono soddisfatte notevoli esigenze acustiche. Per la casa mono e bifamiliare l’impiego di un solaio interpiano in legno per il piano interrato, risulta possibile anche in presenza di caldaie: infatti con l’applicazione di lastre anti fuoco poste sotto le travi, si ottiene una resistenza al fuoco di classe REI 90, ovvero una capacità di resistere al fuoco per 90 minuti. In caso d’incendio il compito dei vigili del fuoco è notevolmente facilitato dal comportamento statico di travi in legno impregnate con sali di boro, molto più di quanto avvenga in presenza di travi in misto laterizio con cemento e acciaio di armatura. Infatti le strutture in acciaio sono quelle che si deformano più rapidamente sotto l’azione del fuoco, (vedasi la fine delle “Torri Gemelle” di New York), quelle in Cemento Armato si deformano meno rapidamente in quanto il calcestruzzo protegge l’acciaio interno di armatura dal calore dell’incendio per un certo tempo, seppur limitato; infine, una trave in legno, anche se sta già bruciando, mantiene per più tempo la sua portata statica. In questo modo durante lo spegnimento diminuiscono i rischi di crolli. Ciò vale anche per la rimozione di parti in legno parzialmente danneggiate dall’incendio. Le stesse parti carbonizzate possono, in taluni casi, essere utilizzate per altri scopi anche in seguito, purché siano adeguatamente piallate.

Ultimo ma non meno importante fattore è che, anche bruciando, il legno è rispettoso dall’ambiente, in quanto non sviluppa gas velenosi, non fonde, non gocciola e non schizza.
Un appunto di manchevolezza a carico dei solai in legno potrebbe riguardare la necessità di irrigidimento, specie per quelli che hanno raggiunto un’età considerevole. Esistono però semplici, noti e collaudati sistemi per irrigidire questi solai, quali ad esempio quello di inchiodare sul tavolato di legno un secondo strato di tavole poste a quarantacinque o a novanta gradi rispetto alle prime.


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