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Costruire oggi a Roma


Se da un lato assistiamo al recupero edile di abitazioni  all’interno della città,  dall’altro si costruisce il nuovo in ogni zona di Roma, che si allarga spaventosamente a macchia d’olio, cercando di evitare la nascita di nuovi  quartieri dormitorio, barcamenandosi nel recupero della periferia, tenendo presente la tradizione urbanistica della nostra città, la speculazione edilizia, l’abusivismo, il problema degli spostamenti  automobilistici e il dilagare di “villettopoli”con il conseguente eccessivo consumo di territorio urbano a discapito di quello agricolo.

La progettazione pubblica, ed in particolare quella concretizzatasi nei Piani di Zona, nasceva negli anni Ottanta con l’intento di superare l’eccessivo consumo del territorio indotto, nel secondo dopoguerra, da un lato dall’abusivismo, e dall’altro da una certa speculazione, ambedue attuate mediante tipologie edilizie estensive, distanti non solo dalla tradizione della città di Roma, ma anche da quell’idea di città compatta, dotata di forme urbane riconducibili alla strutturazione ed allo sviluppo di tessuti edilizi consolidati, che fino ad allora aveva orientato la pianificazione urbanistica. Tuttavia, anche questo strumento urbanistico ha subìto, dalla fine degli anni Ottanta, l’adozione di tipologie quali ad esempio la casa a schiera o la casa unifamiliare, ritornando a negare le possibilità di ricerca sull’immagine della città.

Il recupero delle periferie rimane quindi un tema centrale nel dibattito architettonico, e la sua attuazione non è più pensata nel semplice collegamento al “centro”, inteso come sinonimo di detentore di valori assoluti, ma come creazione della città policentrica, costruita su luoghi di aggregazione diffusi ed a carattere metropolitano (le “microcittà” del nuovo Piano Regolatore in itinere). Nel breve futuro non ci sarà un’immagine conclusa di città, legata ad un’idea di architettura che possa rappresentare la sua epoca sviluppandosi in un processo continuo. La città sinonimo di concentrazione finisce, soppiantata da quella dell’era dell’automobile per tutti, che estende lo spazio urbano oltre ogni limite immaginabile, dislocando nel territorio, per grumi, le funzioni proprie del tempo libero, del commercio, del turismo, della cultura, dell’abitare.
Emergono i nuovi caratteri della suburbanizzazione della residenza, e dello spostamento delle attività economiche più moderne (Centri di elaborazione dati; centri servizi pubblici; industrie high tech; centri commerciali) in prossimità delle grandi vie di comunicazione.

Viviamo in un diverso panorama urbano determinato non tanto da segni ordinatori riconoscibili, se non quelli ereditati dal passato (Strade antiche, nuclei tradizionali), quanto sostanzialmente dall’edificazione residenziale privata. Infatti, scomparsi i riferimenti dei quali si faceva tradizionalmente carico l’intervento pubblico, la caratterizzazione progettuale di ciascun atto edificatorio insegue tale desiderio di specificità, di differenziazione.

Come pure privato tende a connotarsi l’intervento di urbanizzazione dei nuovi quartieri. Con le opere “a scomputo”, ad esempio, di fatto l’operatore privato interviene nella definizione dei caratteri degli spazi pubblici secondo la propria visione.
Non è che l’inizio, in quanto le risorse disponibili non permetteranno più di realizzare le attrezzature ed i servizi di cui la città ha bisogno con i soli finanziamenti pubblici e, come dichiarato anche negli intenti del nuovo PRG, il coinvolgimento dei privati costituirà non solo un passaggio obbligato, ma addirittura lo strumento prevalente per l’attuazione delle previsioni di Piano.

Forse proprio l’assenza del progetto di urbanizzazione, inteso come portatore dei caratteri di identità ed attuato attraverso le strategie dell’opera pubblica, consegue l’assenza degli spazi aperti propri della tradizione urbana (piazze, viali, incroci, passaggi pedonali, monumenti). Questo carattere, affiancato alla uniformità dei tessuti urbani e, spesso, delle stesse tipologie edilizie, determina, purtroppo sovente, la disaffezione ed il degrado anche di tali nuovi quartieri, pur se realizzati con buon livello della caratterizzazione progettuale dei singoli interventi.


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