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Il quartiere Don Bosco


Diventa ufficialmente quartiere nel 1961, trovando la sua individualità dal rimanente Tuscolano, grazie alla chiesa di san Giovanni Bosco.

Quest’area era già stata destinata durante gli anni trenta all’urbanizzazione, ma la guerra aveva bloccato l’espansione della zona, quindi solo nel dopoguerra, conservando le indicazioni del piano regolatore del 1931, si iniziarono i lavori conservando i progetti e lo stile antecedente, motivo per cui gli edifici della piazza sono caratterizzati da un’architettura tipica del ventennio fascista.
E’ lo stesso stile con il quale fu costruito l’EUR, al punto che la piazza fu utilizzata come set di alcune scene della “La dolce vita” di Federico Fellini, immaginandola come parte del quartiere EUR, più distante dagli studi cinematografici di Cinecittà.

Così nei primi anni cinquanta cominciò a crescere il quartiere di Don Bosco, nato proprio con la promozione dei Salesiani intorno all’omonima basilica, inaugurata nel 1957. La piazza di San Giovanni Bosco è dominata dalla chiesa omonima, un’opera colossale progettata da Gaetano Rapisardi, caratterizzata da una grande cupola e una maestosa mole in travertino, come il resto dei caseggiati che chiudono in perimetro la piazza, utilizzando materiale nostrano, caro allo stile fascista.

Bisogna notare che il quartiere, sebbene intensivo, presenta sia nell’ edilizia pubblica e che in quella privata, all’interno dei caseggiati condominiali, il vantaggio di possedere ampi giardini comuni.

Interessante è l’immagine visiva della lunga via di san Giovanni Bosco che superata piazza dei Consoli (sistemata a verde pubblico) arriva a Piazza dei Tribuni (sistemata a verde pubblico): praticamente da una parte si staglia l’imponente mole bianca della basilica e dall’altra il verdeggiante Monte del Grano, che è un grande mausoleo del suburbio dell’antica Roma, rivestito da un tumulo di terra alto 20 metri (visitabile per appuntamento) alle cui pendici trova posto un piccolo parco di zona.


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