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L’arte contemporanea a Roma: il Maxxi e il Macro


La città eterna è meravigliosamente bella, pullula di antichità affascinanti da tutte le parti e ci regala scorci splendidi. La sviolinata è per dire che invece in quanto a modernità lascia un po’ a desiderare. Eh si, Roma purtroppo non si può esattamente definire una città all’avanguardia e innovativa. Però qualcosa si muove e noi teniamo gli occhi ben aperti per cogliere tutti i segnali. Negli ultimi anni infatti è stata data parecchia attenzione all’arte contemporanea e ai luoghi destinati alla sua esposizione e valorizzazione. Parliamo del Maxxi e del Macro di cui tutti avrete almeno sentito parlare se non siete ancora andati a vederli (ma andate però che la cultura va valorizzata!).

Il MaXXI (museo nazionale delle arti del XXI secolo) inaugurato nel 2010 si trova in via Guido Reni ed è stato realizzato da Zaha Hadid, architetto cosmopolita di origine irachena ma residente a Londra. Bravissima esponente del decostruttivismo, Zaha Hadid ha progettato un edificio imponente che svetta ed ha dato nuova vita culturale al quartiere Flaminio.

Il complesso architettonico è preceduto da una grande piazza antistante che accoglie i visitatori e si rende disponibile per spettacoli ed esposizioni. Gli interni dell’edificio sono assolutamente all’avanguardia: ricchi di scale vertiginose, corridoi lunghissimi e metafisici, curve, linee, intersezioni di luci e tanto spazio bianco. Gli spazi interni accolgono una biblioteca, una mediateca, una caffetteria e vi risiedono due istituzioni museali: il Maxxi arte e il Maxxi architettura. Questo innovativo esempio di architettura contemporanea (che può piacere o non piacere, sta a voi dirlo) è una grande bacino di novità e sperimentazione ed ospita mostre temporanee, laboratori, workshop, convegni ed installazioni.

Il Macro (museo d’arte contemporanea di Roma) è gestito dal Comune di Roma e consta di due sedi che ospitano anch’esse mostre (soprattutto fotografiche) ed interessanti sperimentazioni artistiche e culturali di vario genere. Abbiamo il Macro di via Reggio Emilia, sorto dalla riqualificazione della sede dell’ex stabilimento industriale Peroni e che si compone di due edifici di cui l’ultimo realizzato su progetto dell’architetto francese Odile Decq. C’è poi il Macro Testaccio che ha invece dato un nuovo aspetto estetico e culturale all’ottocentesco ex mattatoio, in una zona prima frequentata solo per i locali notturni. Entrambi ottimi esempi di architettura industriale riqualificata in chiave contemporanea.

Che ne dite di un giro nella contemporaneità? Lentamente forse è possibile anche in questa città così complicata, sperando che i buoni propositi vengano mantenuti.


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