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La pubblicità e i messaggi tra le righe


La pubblicità somiglia (con le dovute differenze) alla mente umana. Anche la pubblicità, infatti, ha un contenuto manifesto e un contenuto latente. Lo scopo resta lo stesso: vendere un prodotto. Il come fa la differenza.

Nelle pubblicità migliori (e su questo gli USA insegnano), il prodotto viene mostrato solo negli ultimi tre secondo dello spot, in un flash. Perché?

Iniziamo da ciò che vediamo, ovvero dal contenuto manifesto della pubblicità. Una situazione comune, un problema comune, una soluzione non comune, anzi straordinaria.

Il nodo centrale è proprio questo: la soluzione è il proprio prodotto, straordinario e unico. Per dimostrarlo, una situazione comune, che potrebbe capitare in qualsiasi momento a ognuno di voi tutti i giorni.

Il contenuto inconscio qual è? Si tratta del lavoro che circonda tutta la scena pubblicitaria: le luci, la storia, i personaggi che ruotano intorno, la presentazione del prodotto non sono lasciati al caso, anzi.

Lo studio si focalizza proprio su questi aspetti, prestando particolare attenzione agli ultimi tre secondi, che devono spingere all’azione (quella che i pubblicitari in genere chiamano “call to action”).

Gli ultimi tre secondi sono il momento in cui la mente è concentrata sulla pubblicità, perché lo spettatore vuole sapere come andrà a finire. Ben diversa la pubblicità su Internet, dove tutto si gioca sull’emozione data dalle parole.

La grandezza di una persona che lavora in questo settore sta nel catturare l’attenzione di un utente di per sé disattento e portargli dentro una sensazione che si possa ricordare nel tempo come piacevole.

Le persone saranno così portate a ricercare quella sensazione di benessere nel prodotto pubblicizzato. Anche il prodotto stesso, nel confezionamento, ha dei messaggi nascosti.

Tutto parla: i colori scelti, la posizione del prodotto sugli scaffali, eventuali promozioni, oppure la possibilità di ottenere dei punti acquistando quel prodotto, oppure raggiungendo una soglia di spesa.

Tutti “vantaggi” che servono a incentivare l’acquisto del prodotto, motore della pubblicità. Come difendersi dalle pubblicità così invasive da catturare l’inconscio?

Iniziate a chiedervi se quel prodotto vi serve. Si tratta di un consiglio che si dà a chi soffre di shopping compulsivo, ma è valido per tutti. La pubblicità crea un bisogno che materialmente non c’è. Chiedetevi se vi serve un semplice smacchiatore, o se è il caso davvero di prendere “il più potente del mercato” (su quali prove poi, boh!).

In una parola, fate attenzione quando acquistate: c’è un’intera categoria pronta a vendervi qualsiasi cosa, soprattutto se si parla di crisi e di calo dei consumi, cioè quando la competizione si fa spietata.


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