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Artisti italiani contro il Golpe


“Perché non lo prendete sul serio (Berlusconi)? Perché ogni cosa è una buffonata? C’è gente che lavora, c’è gente che si ammazza anche 20 ore al giorno per distruggere questo paese.. non è che sta lì a perdere tempo […] è un paese dove se un dittatore non si mette il cappellone, non spara per aria, non vedete il passo dell’oca fuori dalla finestra, non vi raziona il pane.. non lo prendete sul serio, è sempre un buffone, c’è sempre da ridere… e questo non è giusto.”

(da Il caso Scafroglia)

corrado guzzanti

La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.

Karl Marx

Beh, il primo articolo della sezione ‘politica’ non poteva fare a meno di fare i conti con la storia remota e recente del nostro paese. E nell’ebrezza della contaminazione non poteva fare a meno di affiancare due grandi artisti italiani, l’attore Guzzanti e il poeta e regista Pasolini.

Mi sembrano entrambi auspici di buona fortuna per questa sezione, al di là delle retoriche che tanto piacciono a blogosferici e giornalinisti di ogni età.
Al di là delle ideologie, ovviamente, come si dice sempre.

E infatti proprio la terza citazione è subito da smentire: questa nota frasetta di quest’omaccione con la barba bianca e i capelli lunghi, di due secoli fa.

Ecco, lo diciamo da subito: è una citazione puramente casuale.
E ci dissociamo dalla sua perversa logica: l’abbiamo inserita solo per fare da tappa-buchi, non ne condividiamo il senso, tutto sommato.

Se non altro perchè, al di là dei toni oggettivamente farseschi dell’attuale politica italiota, della cialtroneria sdrucciola che anima il dibattito politico… delle gaffe pubbliche che continuamente siamo costretti ad ingoiare, a destra come a mancina… dico, al di là di quelli che oggi ci sembrano dei buffoni.. beh, sembra proprio che il collegamento tra i protagonisti dell’articolo di giornale dell’intellettuale eretico comunista e i ‘dileggiati’ dall’attore comico romano siano tutt’altro che inconsistenti.

Pare che si tratti della stessa amabile loggia di potenti vetero-fascisti incappucciati.

Pare.

“Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.

Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.

Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari.

Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il “progetto di romanzo” sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti.

Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile…”

PierPaolo Pasolini, Che cos’è questo golpe?

dal Corriere della Sera del 14 novembre del 1974


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