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La vecchia Galleria Colonna


Chiusa per lungo tempo per lavori di ristrutturazione, era divenuta una vergogna del centro cittadino: il portico antistante buio, sporco,era popolato da qualche lettore di tarocchi,o da barboni, finalmente ristrutturata ed aperta al pubblico con una gran festa i primi di dicembre, la galleria Colonna  è stata appellata con un nuovo nome, essendo stata dedicata al grande attore Alberto Sordi, apprezzato non solo dai romani per la sua produzione cinematografica, che con fare apparentemente comico metteva amaramente in evidenza i difetti umani, nonchè pecche e carenze della società, da quella papale a quella attuale. Luogo migliore per essere ricordato non poteva essere scelto, infatti la galleria si trova  al centro di Roma, sul Corso, a metà strada tra piazza del Popolo e piazza Venezia, zona da sempre storica, là dove si erge la sopravvissuta colonna di Marco Aurelio eretta  nel 180 d.C. per celebrare le vittorie dell’imperatore, mentre il tempio a lui dedicato è stato sostituito con un palazzo, attualmente sede del quotidiano il Tempo.

La via ha proseguito a mantenere la sua importanza anche durante il Medioevo essendo utilizzata dai pellegrini che venivano a Roma, al punto che papa Sisto V, nel ‘500, pensò di dover dare un nuovo assetto urbanistico alla strada, consono all’importanza della città, così fece demolire le modeste case che si affacciavano sul Corso facendole sostituire con  palazzi nobiliari. L’importanza storica della via ( non dimentichiamo che su piazza Colonna affaccia palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio dei Ministri e poco più internamente si erge palazzo di Montecitorio, sede della Camera dei deputati) non è diminuita nel tempo, qui sono sorti famosi caffè, frequentati da artisti e covo di lotte politiche o più genericamente luogo di incontro salottiero, qui si tenevano i concerti bandistici, qui si festeggiava il grande Carnevale romano con la ben nota corsa dei cavalli berberi.

Arriviamo così al 1889, quando Roma è divenuta da poco capitale del Regno d’Italia, allorché nell’ambito di sbrigativi piani di ristrutturazione della città, voluti dalla Casata Savoia, volendo allargare il Corso si demolì senza timori o rimorsi  il cinquecentesco palazzo Boncompagni-Piombino, ma lo spazio rimase sterrato fino al 1891, non sapendo cosa costruirci, fino a quando vi si è stato eretto un Padiglione dell’ Allegria per le feste di Carnevale di quell’anno, poi nel 1911 vi  fu collocato il padiglione dell’Esposizione per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia, ed anche questo venne demolito, fino a che non prevalse, su progetto di Dario Carbone, l’idea di una galleria,  molto in voga a fine ‘800, sorella di quelle di Napoli e di Milano, mentre  la struttura in cemento armato è stata rivestita in travertino e laterizi, per meglio armonizzare il palazzo con quelli già esistenti sulla via.

E riprende la vita: il caffè Berardo, i risultati delle partite di calcio esposti dal balcone del primo piano,  il collocamento cinematografico e teatrale, il cinema Galleria, qui si trattenevano Fabrizi, la Magnani e Sordi vi girò “Polvere di stelle”, qui negli anni trenta sorse la libreria Treves, poi Hoepli, poi Rizzoli e oggi la  Feltrinelli grandeggia su due piani tra i restanti negozi, in una galleria che la ristrutturazione ha riconsegnato alla capitale nel suo fulgore di gioiello liberty, che merita d’essere vissuto: l’ambiente è reso ovattato dal soffitto decorato con splendide vetrate che lasciano filtrare i raggi solari, rendendolo intimo, ciarliero, accogliente.


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