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La scuola pitagorica


Tra i tanti filosofi del passato come Diogene Laerzio e Porfirio, anche Giamblico ci ha tramandato precise informazioni sulla vita di Pitagora ed in particolare ha trasmesso la struttura della gerarchia iniziatica della scuola pitagorica, che si può considerare la prima università del passato. Le circostanziate spiegazioni hanno dato modo di conoscere i gradi dell’Ordine e la sua struttura.

A parte i profani (popolo) al quale il grande filosofo si rivolgeva in sedute pubbliche notturne per rivelare loro verità elementari, al grado zero vi erano i neofiti che non avevano diritto né alla parola e neppure a vedere il Maestro durante le lezioni, ove rimaneva celato dietro ad una tenda. A questi era dato solo di studiare i simboli e il lungo periodo di permanenza nel “grado” (sembra fosse di sei anni), serviva più a rivelare la volontà e la perseveranza dell’adepto, che altro.
Al primo grado troviamo gli AkousmatiKoi che dopo la purificazione e l’investitura, erano ammessi alla conoscenza dei Misteri elementari, sull’esistenza dell’anima, sulla reincarnazione, ecc.

Al secondo grado si trovavano i Matematikoi che oltre ad avere il privilegio di vedere il Maestro, accedevano all’insegnamento delle scienze, della matematica e dei Grandi Misteri come l’armonia del Kosmos, la creazione secondo la Tetraktis, il concetto di infinito, il numero ineffabile, l’armonia dell’universo, i rapporti tra macrocosmo e microcosmo, ecc.
Al terzo grado vi erano i Sebastikoi, ai quali veniva insegnata la maestria con gli antichi riti catartici, la chiaroveggenza e l’ipnosi, la magia cerimoniale e la formula sacra per  far sfuggire la propria anima al processo della reincarnazione ed indirizzarla verso l’eternità beata.

In ultimo, al quarto grado, dopo essersi formati alla Verità, si era ammessi tra i PolitiKoi, perché “la politica è l’Arte più complessa e deludente, in quanto i sudditi hanno solo tendenze egoiste e materiali, e la massa è sorda e cieca al semplice appello, al dovere e alla virtù”.

socrate

Ai Maestri che raggiungevano questo grado venivano insegnati i principi del Buon Governo, che erano il fondamento stesso dell’ordine sociale; i magistrati così formati dovevano essere nobili (di animo), imparziali, degni e disinteressati. Questi non dovevano essere egoisti e trattenere per sé i frutti del loro sapere, si dovevano rendere utili ai propri concittadini e dovevano irradiare intorno a se stessi calore e luce.
Pitagora voleva tramandare questa scuola e i suoi principi, peccato che con il passare dei secoli i filosofi si sono persi ed ai giorni nostri sono giunti solo i retorici.


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