Casa Editrice Online

Umidità da condensazione


L’umidità da condensazione è un fenomeno fisico legato a numerosi fattori fra i quali i principali sono la TEMPERATURA interna ed esterna ed il VAPORE ACQUEO interno.
Il deposito di quest’ultimo, sotto forma di microgocce, è determinato infatti dal raffreddamento sino alla saturazione dì detto vapore a contatto con superfici a temperatura inferiore, (l’appannarsi delle finestre con il nostro alito ne è la più semplice e visibile conseguenza).
Negli edifici le superfici maggiormente disperdenti e quindi più fredde nella stagione invernale sono, oltre alle ovvie finestre, in assenza o carenza dì idonea coibentazione (isolamento termico), i pilastri, le travi, i sottofinestre e tutte le pareti su spazi aperti,  quali pareti e soffitti di attici o pavimenti su pylotis o box aperti o su aggetti, (per di più, se vi sono solette aggettanti quali balconi o cornicioni, questi acuiscono tali dispersioni agendo, per similitudine, come le alette dei cilindri motociclistici), il tutto in funzione poi dell’esposizione e quindi dell’irrag­giamento solare.

Più sfavorite sono le superfici esposte a NORD-NORD/EST, specialmente durante le minime notturne, (all’incirca intorno alle ore 5/6 a.m.) proprio quando massima è la concentrazione di vapore nelle abitazioni ed in parti­colare nelle camere da letto.

La produzione del vapore acqueo, che è l’altra principale concausa della condensa, è poi principalmente legato alle attività antropiche quali la respirazione e la traspirazione, (ogni adulto emette 60/80 gr di vapore ogni ora e in condizioni di riposo), alla cot­tura dei cibi, alle docce, agli indumenti messi ad asciugare sui radiatori ed all’eventuale uso di stufe a gas liquido.
Tuttavia la sola scarsa resistenza termica delle superfici perimetrali e la produzione eccessiva di vapore se prese singolarmente spesso non conducono ad indesiderati effetti ma se ad esse si combinano e si sommano altri fattori quali un insufficiente ricambio dell’aria, (vedi anche la presenza di infissi in alluminio “a perfetta tenuta”, che privano gli ambienti del tanto vituperato “spiffero” degli infissi in legno), una limitata cubatura dei locali e/o un loro sovraffollamento, sì ha l’insorgenza dei fenomeni di condensazione e il più delle volte, come conseguenza, la proliferazione delle spore delle muffe.

Se infatti gli intonaci non  sono “traspiranti”, (tinte lavabili, quarzi plastici e carta da parati con supporto vinilico sono materiali “filmogeni”, non permettono cioè alcun passaggio di vapore), sul substrato umidiccio che si crea durante la condensazione at­tecchiscono le spore delle muffe, sempre presenti nell’aria, all’inizio dove è minima la circolazione dell’aria, (negli angoli, dietro i quadri, dietro i mobili, negli armadi ecc.) o dove è più fertile il terreno nutritivo messo a disposizione sia dalla superficie muraria che dai materiali organici (stoffe, pelli, carta ecc.), per diffondersi poi anche alle zone meno favorevoli ma che ne consentano comunque il ciclo vitale.

Le muffe sono in definitiva l’elemento che evidenzia questo stato di cose e per eliminarle non è sufficiente asportarle con un biocida dal risultato effimero (il più a buon mercato è l’ipoclorito di sodio o varichina), ma è necessario inter­venire a monte per eliminare i fenomeni di condensazione che le favoriscono e ne permettono la proliferazione.
A questo fine gli interventi di risanamento possono essere di vario tipo ma sostanzialmente si deve intervenire aumentando la resistenza termica delle strutture, (eliminando i ponti termici e quindi i punti più freddi dove appunto si “condensa” il vapore) e contestualmente cercando di tenere sotto controllo il vapore in eccesso.

Tra le tante soluzioni possibili, il primo obiettivo può essere ottenuto, sempre dopo aver verificato che non vi siano infiltrazioni reali, agendo o all’interno, sulle relative pareti, (e non nelle sole intercapedini che lascerebbero scoperti i ponti termici quali pilastri e travi), applicando un coibente sulle superfici perimetrali interessate dai fenomeni, (ottimi i pannelli preaccoppiati di cartongesso/­polistirolo), oppure dall’esterno applicando coibentazioni specifiche sui terrazzi di copertura o sugli intradossi degli aggetti e dei  pylotis o, nei casi più drastici, operando un totale rivestimento esterno “a cappotto”.

Per il secondo punto si può contenere la produzione del vapore interno aumentando i relativi ricambi d’aria, se necessario, applicando sui vetri delle finestre o sui muri appositamente forati Øl0, degli estrattori d’aria dotati di comando automatico con assenso ad umidità relativa maggiore del 65 %.
Detti apparecchi, facilmente reperibili in commercio, sono sempre collegati alla rete elettrica ed in tal modo, svincolati da comandi manuali, per­mettono un costante controllo dell’umidità in eccesso.


Aggiungi un commento