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Writers: dai graffiti alla street art


E’ dall’epoca preistorica che l’uomo disegna sulle pareti e con l’avvento della scrittura ha affidato sui muri esterni delle case messaggi vari dalle molteplici finalità. Oggi il fenomeno si ripresenta in forma diversa, massiccia e globalizzata, ma attenzione non confondiamo i writers con le comuni scritte vandaliche che deturpano monumenti o edifici.

Da sempre l’uomo disegna sulle pareti, naturali o costruite, che delimitano lo spazio che occupa. Non così è per gli animali che non presentano questa propensione comunicativa ed espressiva. Occorre pertanto analizzare i diversi fenomeni del graffitiamo umano sia storicamente che nella complessità attuale per distinguere e comprendere i Writers. In epoca preistorica gli uomini primitivi occupavano buona parte del loro tempo a disegnare nelle pareti delle grotte. Incidevano con piccole punte e talvolta coloravano immagini di animali, anche inventati, e percorsi di mani con segni simbolici. Immaginiamo che questo era il tempo di ozio forzato quando l’uomo primitivo si rifugiava nella caverna al riparo da pericolo o intemperie. Sappiamo che l’uso della caverna era sociale:una sorte di casa comune. Molti studi ipotizzano una connessione con iniziali riti propiziatori, comunque indicativi di una preoccupazione umana, e anche una curiosità, nei confronti del trascendente. Altri studi propendono per una interpretazione più utilitaristica da intendersi come sviluppo di messaggi lasciati gli uni per gli altri su esperienze già fatte e consigli o quant’altro. L’epoca preistorica non conosceva la capacità di accumulo delle ricchezze e pare quindi di poter escludere una forma di conflitto sociale volta ad acquisire segno e simbolo della proprietà della grotta. La storia dell’arte riconosce in alcuni di questi graffiti qualità estetica e capacità di astrazione tali da poter considerare i primitivi graffiti delle caverne anche una forma di Arte o di Decorazione.

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Certamente lo sviluppo delle religioni e dell’agricoltura con l’accumulo delle ricchezze nella mezzaluna fertile ha favorito attività artistica e decorativa, che diventa sempre più segno e simbolo delle civiltà più potenti e più ricche. Ma accanto a ciò l’abitudine di usare le pubbliche pareti per scrivere messaggi o proclami resiste nel corso dei secoli dall’antico Egitto ai Romani e nelle nostre città medievali e, non per ultimo nelle nostre metropolitane. Sono queste le vere e proprie scritte, spesso offensive o lascive, sempre sull’onda emotiva di avvenimenti o costumi commentati fuori dalle sedi preposte. E’ una comunicazione che ritiene di non essere autorizzata o comunque non nei mezzi di comunicazione ufficiale. Accanto a ciò troviamo le scritte sugli alberi e sui muri, sui sassi e sui monumenti che testimoniano il passaggio di qualcuno, talvolta coppie di innamorati così come solitari cuori non corrisposti. Un altro aspetto questo di una tendenza narcisista che occupa spazio per evidenziare a se stessi la propria presenza al mondo. In entrambi i casi l’emozione alla radice di questi comportamenti poggia su problemi di identità, ansia e insicurezza sociale e affettiva. Queste scritte di messaggio sociale, di propaganda o di espressione emotiva affettiva sono da distinguere dai cosiddetti Writers che incessantemente operano sulle mura delle città di civiltà occidentale dalla seconda metà del ventesimo secolo. Prima e fondamentale distinzione sta nel fatto che i Writers sono espressione di un gruppo e non di un individuo e l’analisi dei comportamenti va sviluppata sulle dinamiche di gruppo e non sulla psicologia individuale. Altra e non meno importante distinzione va fatta con gli atti vandalici di monumenti e pubbliche cose. Gli atti vandalici sono infatti espressione di rabbia e aggressività e violenza diretta alla distruzione delle cose belle o buone: possono essere agiti individualmente o in gruppo. Comunemente la percezione dei Writers da parte del cittadino ordinato è una percezione di vandalismo anche se ciò non è esatto. I Writers infatti non hanno intenzione di distruggere, ma hanno solo intenzione di marcare il possesso del loro territorio con le tipiche e peculiari scritte nelle quali è riconoscibile, criptata o ornata, una sigla di appartenenza del gruppo: la cosiddetta Tag o firma o etichetta. Il fatto che nel territorio marcato dai Writers coesistano veri e propri atti vandalici è coincidenza, che può essere legata al comune substrato di appartenenza delle bande a territori degradati, anche se non sempre è così.

Writers e Vandalismo sono quindi fenomeni indipendenti anche se il comune substrato sociale di emarginazione paradelinquenziale può portare a confondere la percezione del cittadino, che, comunque, si sente violato dalla scritta che, senza permesso, sporca il suo muro, la sua serranda o la metropolitana su cui viaggia.
Il mondo dei Writers è un mondo che infatti non chiede permessi e nidifica nascosto fuori della legge come la delinquenza, ma delinquente non è necessariamente. Il fenomeno nasce negli Stati Uniti di America nel 1970 per diffondersi poi rapidamente perdendo i connotati più locali per fondersi ed integrarsi nella cultura Hip Hop della quale rappresenta l’immagine grafica. In Europa meglio conosciuta come “graffiti”, è l’anima visiva hip hop. Nel mondo multicolore dell’hip hop, le regole spesso si ritrovano invertite: la tela si trasforma in un muro e la firma diventa il dipinto TAG.
I Writers non offendono quasi mai le opere d’arte o i monumenti perché artisti inconsapevolmente si riconoscono, anche se agiscono una creatività violenta e trasgressiva. Molti adolescenti e qualche “capo” più adulto sono il nucleo di questi gruppi con gerarchia. Con le bombolette non marcano solo il territorio, ma anche le loro stesse cose più amate come i motorini e le visiere. Maschere moderne che fanno “persona” alla ricerca di una identità difficile da trovare. Tra loro c’è come una gerarchia di creativi ed uno in particolare è considerato con rispetto “ artista”: non necessariamente si identifica con il capo operativo del gruppo, ma comunque riveste comunque un ruolo influente perché ispira la cultura del gruppo e ne rappresenta la guida intellettuale. Haring e Bastia avevano questo ruolo nella loro band : schivi e preoccupati delle conseguenze penali della loro intensa attività di graffiti a bomboletta hanno però accettato di incontrare la società civile e di mostrare alcuni dei loro lavori più privati destinati a diventare Tags. La creatività paravandalica dei Writers è una risposta creativa ad una società che non sa essere creativogena: è una creatività che sporca muri e treni e quant’altro a tutti appartiene. Offendono con i loro segni le regole che guidano il comportamento sociale di rispetto dell’altro: pulizia e pudore, ma nascondono anche messaggi pubblicitari e insegne, con evidente intento provocatorio verso valori non condivisi.
Nel cercare di mediare la Writers protesta, molte istituzioni pubbliche cercano di concordare una decorazione di muri fatta da loro stessi e con i loro metodi, ma questa tendenza non fa movimento di opinione. I Writers prediligono la clandestinità e l’appartenenza al gruppo: non amano l’integrazione nelle gerarchie di valori e meno che mai l’isolamento di uno di loro verso il successo artistico come è accaduto per Haring o Basquiat o Simone Pallotta (qui a Roma a capo dell’Associazione Zerouno3nove che cura il progetto di riqualificazione RFI). Rinnegano chi abbandona la gang e abbandona i muri per prendere posto in gallerie d’Arte o Musei, comunque non seguono questa ambizione perché di strada sono e nella strada vogliono rimanere.

Altra e non ultima distinzione va fatta con i “Murales” attività artistica improvvisata e di strada, che sempre al gruppo appartiene. I Murales sono realizzati da gruppi fortemente connotati e organizzati socialmente o politicamente. Portano un messaggio politico dalla chiara iconografia. Realizzano come “affreschi” sui muri prevalentemente di linguaggio pittorico Naivees o realistico. Seguono leggi pittoriche precise e sono destinati ad una lettura del collettivo e per il collettivo. Possono essere non autorizzati o provocatori, ma seguono le regole della espressione artistica. Non sono una scritta, non sono un linguaggio criptato, bensì messaggi che vogliono essere chiari e della più facile ed ampia comprensione per tutti e di più.
La Critica d’Arte si è posta il problema e cerca di inquadrare il fenomeno dei Writers nei canoni classici del riconoscimento delle opere d’arte e degli artisti. Inscrive il fenomeno tra le scelte espressive delle arti figurative del secondo novecento tra le quali la più conosciuta è la Pop Art.
Graffiti o Writers sono anche detti Artisti di Strada. Le loro scelte espressive presentano una dinamicità che fu propria ai soli Futuristi e un rilievo quasi esclusivo per l’immaginazione dell’artista.
Artista, o meglio artefice, il writers si descrive sui muri e/o cartelli pubblicitari e non per ultimo sugli stessi treni sui quali i graffiti corrono veloci quasi a sottolineare ed estremizzare la prepotente dinamica dello stile.

A differenza dell’antica pratica di graffiti in età classica e medievale, non hanno i graffiti moderni nessuna funzione di comunicazione. Non sono “avvisi o consigli” quali quelli che si ritrovano nelle rovine dei vespasiani e, meno che mai, satire politiche o proclami destinati ad avere così, sui muri più frequentati, la massima diffusione al passante come a passaparola per iscritto. Scritte, disegni e simboli dei graffiti contemporanei presentano il linguaggio esclusivo delle bande. Il significato dei segni è volutamente nascosto, comprensibile solo al gruppo o alla banda. Tipico questo del comportamento del gruppo adolescenziale che cerca una sua identità ed indipendenza creando un linguaggio incomprensibile al genitore e all’adulto. Una difesa adolescenziale, di significato schizoparanoide, che è funzionale ad evitare il temuto genitore adulto con il potere di un misterioso linguaggio incomprensibile. In ambienti sociali predisposti, perché ad alto conflitto generazionale ed economico, questa tendenza si struttura in disordini psicopatici della personalità che caratterizzano le bande delinquenziali delle periferie più degradate del mondo. Ancor più diversi sono i graffiti moderni dai graffiti preistorici, che, perfettamente organizzati nel contesto sociale svolgono una funzione sociale essenziale nell’ambito delle ritualità propiziatorie e conservazione delle memorie. I graffiti moderni sono fuori dal contesto sociale, rifiutano qualsiasi funzione organizzata per essere solo ed unicamente un grido sgargiante e dinamico di protesta e autoaffermazione che ha radici in una profonda e temuta fragilità. All’origine è anche vero che, nei bassifondi americani, segnavano i confini delle supremazie delle bande e scrivevano sui muri la propria legge nel mondo senza legge delle periferie lasciate a se stesse. Ma oggi non più così, questa funzione di guerra di potere si è presto persa con lo strutturarsi della vera e propria delinquenza organizzata che, legge alternativa alla legge, lastrica il pavimento di sangue e non ha bisogno di disegnare sui muri per affermarsi.

I Writers sono quindi rimasti “puri”: quelli che ancora cercano una soluzione creativa a disagi sociali e conflitti profondi. Così spesso, sollecitati alla integrazione, sono anche oggetto di amorosa attenzione sociale nel modo della critica d’arte e degli esteti. Il processo di integrazione attraverso l’arte è un passaggio assai conflittuale, perché l’ambivalenza delle organizzazioni, qualunque esse siano, è fondamentalmente mal tollerata dai writers. Nascono vissuti di tradimento del gruppo in riferimento a tutti coloro che tra loro si lasciano fascinare dal successo anche artistico e sviluppano processi di integrazione. Coloro che tra loro aderiscono a proposte di mostre, o si adeguano ad autorizzazioni per esprimersi pur sempre sui muri, diventano ex writers e sono percepiti dagli altri come traditori, loro stessi si sentono nostalgici di appartenenze perdute . Le iniziative metropolitane nel Comune di Roma, quale quella della riqualificazione dello scalo ferroviario del nuovo Salario detta progetto “quart” del maggio 2006 in collaborazione con la RFI(Gruppo Ferrovie dello Stato), cerca di risolvere integrando i vandalismi nei luoghi pubblici. Attraverso gli ex writers, si promuovono processi di individuazione di muri ove il writers possa legalmente operare (associazione Zerouno3nove) ed essere autorizzato ad esprimersi. Convegni interdisciplinari sui graffiti metropolitani, quale il convegno Università Roma3 nel Marzo 2006, ha avuto l’intento di promuovere processi educativi alla ricerca estetica nei ribelli Writers. Non per ultimo la mostra “Dal Muro alla Tela”, addirittura organizzata dal FAI nel 2002 a Villa della Porta Bozzolo, è una manifestazione di alto profilo nella quale è evidente la tecnica sociale che vuole come sedurre quel fenomeno di vandalismo che minaccia gli scopi principali dell’ Ente che Organizza. E’ come se il FAI, nella gerarchia dei nemici del bello, riconosca ai writers una maggiore potenzialità costruttiva, rispetto agli interessi economici o alle incurie delittuose della società organizzata. In america si assiste anche a fenomeni di mecenatismo dei writers da parte di privati (lo stilista Marc Ecko) e allo stesso accreditamento nei Musei di Arte Contemporanea ivi compresa la Fondazione Haring di NewYork.

A partire dai Writers e con loro si è sviluppata un cultura a tutto campo delle Arti, dalla pittura alla musica e alla danza, che, comunemente è chiamata “universo Hip Hop”. Giovanile risposta del ventesimo secolo alle grandi, violente e amare e mortifere, contraddizioni sociali, quali perversioni, droga, aids, razzismo, disastri ambientali e guerre poco comprensibili, nulla di nuovo crea : incessantemente e creativamente miscela come la musica Rap e fa tendenza nella popolazione adolescenziale.
L’ultimo scorcio del XX secolo questo ha prodotto in termini creativi da una sofferenza a tutto campo di ambivalenti violenze subite in una società in apparenza autolesionista, perché pur pretendendo di vivere nell’ordine e nella comodità, finisce con l’annegare nell’inquinamento dai propri stessi rifiuti che non sa né smaltire né limitare.

La sordità che una società intollerante manifesta di fronte al dolore e alla depressione rende violenti, perché fissa lo sviluppo affettivo alla posizione schizo paranoide e conduce alla organizzazione caratteriale psicopatica della personalità. L’adolescente, al quale è reso molto difficile crescere perché non è permesso piangere o soffrire una privazione o sperimentare un bisogno negato, finisce con il non più poter riconoscere quella felicità, bellezza, successo, e denaro e comodità, dalle quali si presume sia circondato. Da questo pianto mancato, o meglio non autorizzato, sviluppa tutto l’universo Hip Hop e quindi anche i Writers. Una risposta creativa perché arte e creatività, anche quando violenta e lesiva e non autorizzata, resta una speranza estrema.
E’ come se il Writer, che si identifica con il gruppo i Writers, organizzi difese socialmente non funzionali che rendono poco “amabili” per non perdere la capacità di amare.


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