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Il verde come elemento di progetto


Siamo abituati a pensare al verde come ad un complemento esclusivamente estetico dei nostri condomini o in scala più grande delle nostre città.
La considerazione che anche il verde possa essere  materiale da costruzione, e qui intendiamo ogni tipo di vegetazione (alberi, prati, arbusti, rampicanti), non è nuova, si hanno tracce di veri e propri sistemi articolati e costruiti con il verde sin dall’epoca dei romani.
Il processo di espansione urbana conferisce al verde un nuovo ruolo, non più soltanto simbolico e/o decorativo.

Nonostante che i piani regolatori, sin dalla fine dell’800 e l’inizio del 900, prevedessero ampi spazi da destinare al verde pubblico, in Italia l’uso del verde è rimasto ad oggi in buona misura  legato solo ad un concetto estetico.
E’ la crisi energetica degli anni ’70 che porta ad una serie di approfondimenti sulla conservazione ed il risparmio energetico che attestano l’importanza della funzione microclimatica della vegetazione e spingono verso un suo impiego “ambientale”, volto a migliorare il comfort degli ambienti antropizzati (interni ed esterni).

Oggi, a seguito di una maggiore consapevolezza degli squilibri ambientali provocati dalla città contemporanea, sta prendendo sempre più corpo l’idea di una “green city”, ossia una rinaturalizzazione della città attraverso vere e proprie iniziative di integrazione strutturale del verde con l’ambiente costruito.
E’, dunque, ormai provato che l’uso del verde in ambito urbano contribuisce al raggiungimento del comfort ambientale grazie all’incremento della biodiversità, al miglioramento del microclima, alla climatizzazione interna, alle intercettazione di polveri inquinanti.
La presenza della vegetazione nelle città migliora nettamente le condizioni microclimatiche grazie alla sua  azione riequilibratrice, che consiste nella capacità di assorbire le radiazioni solari ricevute durante il giorno, con la conseguente diminuzione della temperatura; nella produzione di vapore acqueo (processo di evapotraspirazione), che aumenta la percentuale di umidità.

L’isolamento termico
L’efficacia dell’ombreggiamento dovuto agli alberi sulle pareti degli edifici è legato ai cicli stagionali, le alberature, infatti, producono un effetto positivo sugli edifici in estate, impedendo il surriscaldamento delle pareti e migliorandone il comfort termico degli ambienti, i migliori risultati si ottengono utilizzando alberi con chioma a forma sferoide ed espansa che permettono una schermatura continua.

La scelta di specie a foglia caduca per le parti degli edifici orientate a sud (esposte al sole per più ore al giorno) consente di garantire un buon ombreggiamento in estate e ne riducono fortemente gli effetti negativi nella stagione fredda,  mentre le specie sempreverdi sono ideali per quelle esposte a nord.
L’utilizzo, in particolare, di rampicanti a foglia caduca sulle pareti dei nuovi edifici orientate a sud, a formare uno schermo protettivo  per le prime ore del giorno, è un ottimo dispositivo di controllo bioclimatico, infatti l’intensa coltre vegetale intercetta le radiazioni prima che queste raggiungano le pareti, riducendo la temperatura dell’involucro e la quantità di calore trasmessa all’interno dell’edificio viene dimezzata. Si ottiene, inoltre, il positivo effetto rinfrescante grazie al vapore acqueo rilasciato nell’atmosfera con il processo di traspirazione dell’acqua dalla superficie delle foglie.

I rivestimenti sulle facciate, che non devono essere pensati come costituiti dai soli rampicanti, ma anche da piante tappezzanti o ricadenti o addirittura di arbusti o piccoli alberi posti su balconi o vasi di terra situati a diverse altezze dell’edificio, possiedono, in misura diversa, un effetto isolante riconducibile soprattutto a tre fenomeni:

1. lo strato d’aria che è imprigionato nel rivestimento verde funge da isolamento termico. Per esempio, una facciata rinverdita, con uno spessore di circa 15 cm, corrisponde ad un cuscinetto d’aria statico di uno spessore di circa 5 cm, che si traduce in una riduzione della perdita di calore dal 10% al 30%, in funzione del grado di isolamento edilizio della facciata;
2. una parte delle radiazioni termiche, irradiate dall’edificio, viene riflessa dalle foglie e una parte viene assorbita. La percentuale di radiazione solare assorbita può variare tra il 60 ed il 90% in funzione di una serie di variabili che determinano l’ombreggiamento/assorbimento della radiazione solare, quali la densità della chioma (fitta o rada), la rapidità di accrescimento e la durata della stessa (fogliame sempreverde o deciduo), la dimensione e la forma della pianta (altezza massima raggiunta con il suo sviluppo e portamento), il tutto si traduce in una riduzione notevole delle perdite di calore dall’edificio;
3. un parete verde molto fitta allontana i movimenti d’aria dalla superficie dell’edificio, evitando così le perdite di calore causate dal vento. Quest’ultime possono in zone molto ventose incidere sulle perdite termiche totali di un edificio in modo rilevante.

Va da sé che per una opportuna scelta delle specie, nella fase progettuale di un’area verde, non si deve prescindere dal tenere ben presente le caratteristiche sopra descritte di ognuna di esse. Scegliere tra una specie decidua ed un’altra (diverse per densità di chioma) è importante quanto la scelta tra specie sempre verdi e decidue. L’ombreggiamento della vegetazione può, pertanto, contribuire in modo rilevante al raffrescamento passivo degli edifici; esso può determinare una riduzione delle temperature interne e anche uno sfasamento della temperatura massima .
L’impiego della vegetazione in prossimità degli edifici può, dunque, contribuire a moderare l’uso dei condizionatori d’aria, che in Italia ha negli ultimi anni raggiunto i picchi di vendite massime, con un conseguente incremento del consumo di energia elettrica in estate ed emissione in atmosfera di grandi quantità di CO2.

I processi di evapotraspirazione
Con il processo di evapotraspirazione le piante  prelevano dal terreno grandi quantità di acqua che immettono nell’atmosfera sotto forma di vapore. Il passaggio dell’acqua, dallo stato liquido a quello di vapore, avviene nelle foglie e perché avvenga è necessario un apporto di energia termica: per ogni grammo di acqua evaporata occorrono 633 cal.
Risulta, pertanto, che la presenza di aree verdi in ambiente urbano può contribuire notevolmente a correggere situazioni di surriscaldamento estivo, riducendo localmente le temperature. Ad esempio, una piazza alberata di 100 x 100 m può arrivare a traspirare fino a 50.000 litri al giorno, che se convertiamo in grammi e moltiplichiamo per le 633 cal. necessarie per il passaggio di stato dell’acqua vedremo che vengono sottratte all’ambiente esterno qualcosa come 31.650.000 cal.; energia termica che altrimenti verrebbe assorbita dalle strutture edificate e riflessa sotto forma di calore (1). Bisogna precisare pur tuttavia che l’abbassamento delle temperature, per effetto del processo di traspirazione delle piante, è minimizzato in presenza di singoli alberi, mentre diventa decisamente sensibile in caso di ampie zone verdi. E’ stato dimostrato che il raffreddamento dovuto alla traspirazione di una pianta di grosse dimensioni equivale alla capacità di cinque condizionatori d’aria di piccola taglia operanti per 20 ore al giorno (2). Tale  intervento passivo contribuisce, quindi, notevolmente a migliorare le temperature estive ed a ridurre i consumi elettrici dovuti al condizionamento dell’aria.

Non dimentichiamo che l’uso del verde nelle aree edificate svolge altri ruoli importanti di controllo ambientale, quali: il miglioramento acustico, il filtraggio delle polveri e disinquinamento, l’ossigenazione dell’aria.
Si può pensare, per esempio, a quale sia l’effetto di isolamento acustico procurato da schermi verdi realizzati con piante rampicanti in vie particolarmente trafficate.
Quali caratteristiche devono avere tali schermi perché siano efficaci?
Profondità e compattezza della chioma. Per quanto riguarda la prima, essa deve essere di almeno un metro o due per dare risultati significativi e va da sé che sulle terrazze non si possono ospitare schermi così ingombranti, si può tuttavia pensare ad un loro utilizzo in giardini interni di aree condominiali posti in prossimità di strade molto rumorose dove la profondità delle barriere vegetali può tranquillamente aggirarsi sui 4/5 m. La compattezza della chioma, invece, è una caratteristica che molte piante rampicanti offrono, perché in genere tendono a crescere su se stesse rendendo più fitto il fogliame stesso.

Il verde in città, ancora, può essere immaginato come un “filtro” attivo nei confronti dell’inquinamento dell’aria, perché esso intercetta prima e funge da elemento filtrante dopo le polveri presenti nell’atmosfera derivanti dalle attività industriali e dai gas di scarico delle automobili. Le specie resistenti sono in grado di assorbire a livello fogliare tali sostanze nocive e successivamente metabolizzarle. Le condizioni ambientali (nebbia, umidità, etc.) possono influire sull’assorbimento delle sostanze inquinanti da parte delle piante, aumentandone il ritmo di rimozione o esaltandone l’azione dannosa. Le piante sempreverdi sono le più idonee a svolgere tale funzione in inverno quando l’inquinamento è massimo, evitando inoltre che le sostanze accumulate dalle foglie vadano a depositarsi sul suolo.

Chi non ha mai sentito parlare del processo di “fotosintesi clorofilliana”? Ma soprattutto vi siete mai chiesti come le piante possono contribuire ad ossigenare l’aria? E bene, proprio grazie alla fotosintesi clorofilliana le piante sottraggono anidride carbonica dall’atmosfera e  ne  rilasciano ossigeno.  I diversi tipi di inverdimento contribuiscono in misura diversa in funzione della superficie fogliare ma, in considerazione dell’importanza che ricopre questo fenomeno, si capisce bene che anche  un metro quadro in più di verde utilizzato può avere un suo ruolo.

Rimane un ultimo aspetto da prendere in considerazione quello legato al benessere fisiologico ed al comfort. Il verde infatti rappresenta, per le modifiche continue che subisce sia per effetto delle stagioni, del clima e della sua stessa crescita, qualcosa di mutevole che trasmette vitalità all’intero ambiente, contribuendo a garantire così all’equilibrio psicologico dell’uomo.
È per tutti questi motivi che è bene cercare di aumentare il più possibile i rinverdimenti in ambito urbano come sistema passivo da integrare opportunamente con gli edifici nella città (sia a livello di insediamento di più edifici e sia a livello di singole unità edilizie), per migliorare il microclima e la qualità dell’aria.

Non possiamo concludere senza mettere a conoscenza delle critiche che vengono mosse nei confronti delle facciate verdi, quali la presenza di insetti sui muri, l’ umidità degli stessi o la rottura degli intonaci.
Ognuno di questi  “problemi” ha una facile risoluzione nella normale gestione e manutenzione del verde, tuttavia ci domandiamo: “Quale grande beneficio non richiede un piccolo compromesso che in nessun modo ne vanifica l’effetto”?.


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