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Importanza dei materiali nell’architettura biocompatibile


Le strutture murarie portanti
Come già detto più volte la progettazione architettonica bioecologica è valutata secondo i parametri della biosostenibilità, ma sarebbe meglio valutarla secondo quella che, con un personale neologismo, chiamo: biocompatibilità.
Il massimo grado di biocompatibilità raggiunto da una struttura abitativa può essere tranquillamente attribuito ad  un nido d’uccello, quale, ad esempio quello di cicogna.

Mi sembra importante precisare a questo proposito che un progetto biocompatibile dovrebbe nascere dal pieno utilizzo, da parte dell’architetto, delle intere capacità della nostra mente: sia di quelle che risiedono nell’emisfero cerebrale destro e che attengono alla fantasia, alla capacità di andare oltre il visibile, oltre ciò che è organoletticamente riscontrabile; sia di quelle che risiedono nell’emisfero sinistro e che attengono, invece, alle capacità razionali, analitiche, tecniche.

In altre parole l’architetto deve essere al contempo immaginifico e tecnico, cioè essere capace di concepire un sogno e di verificarne la reale fattibilità anche dal punto di vista strutturale.
Dopo questa premessa, tratteremo brevemente dell’importanza dell’uso di una struttura portante muraria in alternativa ad una struttura intelaiata in calcestruzzo armato o in acciaio.
Le costruzioni realizzate con strutture portanti in calcestruzzo armato o in acciaio devono sempre rispondere all’esigenza pressante di coibentare le pareti esterne dell’edificio (realizzate quasi sempre e nel migliore dei casi, in laterizio leggero) con pannelli di vario materiale coibentante, aventi varie camere d’aria, con una doppia parete sempre in laterizio leggero e via dicendo. Tali opere sono preposte a rallentare il passaggio assai rapido di calore dall’esterno al loro interno, dovuto alla scarsa inerzia termica del mattoni forati e ai ponti termici costituiti dal telaio in calcestruzzo armato (o peggio ancora in acciaio). Quando poi le condizioni esterne sono estreme (paesi molto caldi o molto freddi), tali edifici necessitano assolutamente di climatizzatori ad aria forzata al fine di permettere ai loro fruitori la vivibilità dei vari ambienti.

Questa tipologia di architettura moderna che rientra nel cosiddetto “international style” è stata usata su larga scala ad ogni latitudine del Pianeta. Essa non solo appare, ma è totalmente estranea ed avversa ad ogni minimo criterio di biocompatibilità, al contrario di una tipologia costruttiva basata su strutture portanti in legno, oppure massive in terra cruda , in pietra, o in laterizio.
Nella fattispecie tratteremo ora di quelle realizzate in laterizio.
Fino ad ora questa soluzione era stata avversata anche per edifici di modesta altezza (fino a tre-quattro piani), sia dai costruttori che dai fruitori, con la motivazione, tra le altre, che una struttura in muratura portante, dovendo avere un maggior spessore rispetto a quella intelaiata, sviluppava una maggior cubatura esterna e andava cosi a “rubare” superficie utile interna.

Finalmente  il 13 ottobre 2004 la legge regionale del Lazio n° 595 all’ articolo 2, comma 2 stabilisce che “Al fine di favorire la costruzione di edifici a basso consumo energetico, i comuni devono, altresì, prevedere che nel calcolo della volumetria degli edifici non vengano computati, se superiori a trenta centimetri, gli spessori delle pareti e dei solai nonché delle serre solari e delle torri del vento. (omissis)”.

Ora, quindi, la motivazione suddetta non ha più alcun senso.
Per quanto attiene alla coibentazione, già nel 1983 l’Istituto di fisica di Holzkirchen (Germania) aveva stabilito, in seguito ad un complesso esperimento effettuato nel periodo novembre 1981-febbraio 1982 e nel gennaio 1983, consistente nel testare il consumo energetico di ben 7 ambienti sperimentali aventi pareti di differenti strutture, come la parete massiccia in laterizio senza alcun pannello coibentante o camera d’aria, costituisse la soluzione migliore all’isolamento termico degli ambienti.
In altri termini, era stato verificato con misurazioni scientifiche quello che già la storia dell’architettura e dell’edilizia ci aveva tramandato nel corso dei secoli.

Sotto l’aspetto dell’isolamento termico l’edificio ideale è quello che ha pareti perimetrali in laterizio pieno con malta in calce idraulica (legante) e pozzolana (inerte di supporto), del peso di almeno 280 kg /mq, pareti perimetrali che assieme ai solai siano permeabili all’aria; in tal modo è possibile anche utilizzare l’energia solare come sistema principale di riscaldamento, la cui resa può essere ottimizzata anche attraverso una diversa colorazione dell’esterno delle pareti a seconda della loro esposizione.
Tale struttura portante garantisce, inoltre, la massima permeabilità dei vari ambienti: le masse gassose, per la totale assenza di barriere al vapore, possono così passare rapidamente dall’esterno all’interno e viceversa (come avviene per le membrane cellulari), mantenendo in equilibrio in questo processo osmotico la concentrazione interna-esterna di CO2 e di O2, che tende rispettivamente a crescere e a diminuire all’interno dell’edificio, soprattutto a causa della respirazione polmonare.

Una parete spessa 40 centimetri, realizzata con mattoni pieni di argilla cotta senza altri additivi, legati tra di loro con malta in calce idraulica naturale e pozzolana, consente nell’unità di tempo, un passaggio gassoso pari a circa ¼ di quello che avviene attraverso una finestra aperta in assenza di vento. Ovverosia: in assenza di vento, l’aria che passa attraverso una finestra aperta di 1 mq di superficie, equivale a quella che passa attraverso una parete (spessa 40 cm) di 4 mq di superficie.
Ulteriore beneficio di tale sistema costruttivo è la totale mancanza di condensa sull’intradosso di pareti e solai; condensa che comporta tra l’altro, quando invece è presente, una crescita costante di muffe dannose per la salute.

In definitiva la struttura portante muraria in laterizio pieno e malta di calce idraulica e pozzolana (o sabbia o mista sabbia-pozzolana) costituisce una soluzione costruttiva decisamente migliore rispetto a quella che si avvale di strutture intelaiate; tutto questo nell’ottica della tensione verso la finalità che sempre dovremmo porci quando progettiamo e realizziamo edifici: la loro massima biocompatibilità.


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