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Via Urbana al colle Esquilino


Il colle Esquilino
Il colle Esquilino è uno dei sette colli di Roma. Era il più alto ed il più esteso dell’Urbe, formato a sua volta da tre alture: l’Oppio, il Fagutalis ed il Cispio, dove si trova attualmente la basilica di Santa Maria Maggiore. Il nucleo abitato dell’Esquilino ha origini risalenti al sec. VIII a.C.

In origine formava un corpo unico con gli altri sei colli, successivamente, in seguito all’erosione prodotta dai vari corsi d’acqua e dopo il sollevamento dei sedimenti fluviali del Tevere, che ha inciso il tufo, si sono accentuate le valli e le alture dando alla zona l’aspetto attuale. Riguardo il significato del nome alcuni affermano che gli “exquilini” erano gli abitanti della fascia suburbana, per distinguerli dagli “inquilini” che risiedevano nell’Urbe. Altri sostengono che provenga da “aesculi” (eschi), arbusti di leccio cari a Giove, infatti sul colle, alle origini, sorgeva appunto un tempio e un bosco sacro a cui gli antichi abitanti si rivolgevano affinché fugasse i miasmi della natura malsana della zona circostante.

La targa in via Urbana

Nunc licet Esquiliis Habitare salubribus
Ora si può avere un’abitazione salubre sul colle Esquilino: da cimitero a zona residenziale

Il palazzo che reca sulla facciata principale tale frase, scritta a grandi lettere, si trova in via Urbana, praticamente ai piedi della Basilica di S. Maria Maggiore, vista dalla parte che dà sull’obelisco.
La scritta in questione è tratta da un verso di Orazio (Satire). Ma come mai il poeta latino fa una simile affermazione? In effetti la gioia di poter abitare una zona prima malsana era tanta, questa località era considerata infetta, perché usata come discarica dei rifiuti della città e vi era pure un cimitero dei poveri dove seppellivano i cadaveri del volgo e degli schiavi, era il noto Campo Sesterzio. Finalmente la zona fu risanata da Augusto, che ordinò di coprire con una decina di metri di terra di riporto questi terreni inquinati e pestilenziali. Qui tanto per dare il buon esempio, Mecenate (consigliere dell’imperatore) vi costruì la sua villa, successivamente imitato da Orazio, Virgilio, Properzio, sommi poeti dell’età classica.

E Orazio poteva constatare come alla fine sull’Esquilino si potesse respirare aria salubre, e spaziare con lo sguardo da un colle ameno, là dove prima era un campo biancheggiante di ossa!
Fino al tardo impero l’Esquilino fu sede di ville residenziali (Horti), piuttosto che di case popolari, sulla scia degli Orti di Mecenate, splendidi giardini che contenevano fra l’altro un’alta torre dalla quale Svetonio dice che Nerone assistette all’incendio di Roma.
Durante il medioevo la zona passò in possesso di vari ordini e conventi, localizzati nei dintorni di Santa Maria Maggiore. Nel 1874 è stato riportato alla luce, l’Auditorium di Macenate, l’aula faceva parte di un complesso molto più ampio, che fu interamente demolito per rendere edificabile il terreno: la nuova capitale aveva bisogno di alloggi, e i suoi costruttori calati dal Piemonte insieme alla dinastia dei Savoia non andavano per il sottile!

Via-Urbana


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