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Sanpietrini addio


Ne hanno parlato i giornali di tutti il mondo, compreso Le Monde e il New York Times, con echi di rimpianto caratteristico di chi sta per salutare un “amico” vecchio di secoli che se ne va, dunque, come potevamo non pronunciarci anche noi in merito all’antica pavimentazione, tipica della nostra città: i sanpietrini, che in alcune zone lasceranno il posto all’anonimo asfalto, tra la nostalgia (o la gioia) dei Romani?

Sanpietrini o Sampietrini?
Innanzi tutto stiamo parlando di sanpietrini o sampietrini? C’è chi lo scrive in un modo e chi nell’altro, e per la precisione se ci affidiamo alla regola ortografica, sappiamo che prima della p e della b ci vuole sempre la m , e quindi si dovrebbe dire sampietrini.
Se invece andiamo ad analizzare la storia dei nostri serci (come li chiamano i romani), il sanpietrino fu messo in opera per la prima volta a piazza San  Pietro, nel cinquecento, per volere di papa Sisto V, il grande urbanista che sconvolse ed abbellì la nostra città; da questa piazza, dunque, il selcio prese il nome di sanpietrino. Nonostante ciò, se lo scriviamo in questo modo a computer,  il mezzo meccanico si ribella, fa di testa sua, applicando le regole ortografiche e ci sostituisce una bella m per ogni n che noi compiliamo!

Sanpietrini già levati
I sanpietrini in realtà hanno cominciato a lasciarci già da molto tempo. Stanno in gran parte della Roma centro e se non ce ne accorgiamo è perché sono affogati nell’asfalto.
Il manto perennemente dissestato (in quanto non poggia su di un piano rigido, ma sulla nuda terra), costoso da restaurare (il lavoro di rimozione e di successivo riallettamento nella sabbia asciutta va fatto rigorosamente a mano, e va eseguito ogni volta che si rompe un tubo, praticamente in continuazione!), è pericoloso per i motorini che vanno aumentando di numero e fastidioso per le automobili, tutti elementi che hanno spinto il Comune a rimuovere tale pavimentazione da quelle vie dal traffico costante e caotico. L’hanno già levati dai Lungotevere, da via delle Botteghe Oscure, da via Nizza, da via del Tritone, da via Po, sostituiti dall’asfalto fonoassorbente, a vantaggio (dicono) della viabilità e della sicurezza, sempre che si abbandoni, diciamo noi, la mentalità del rattoppo, perché allora tutto è vano, anche queste strade lisce come biliardo si possono trasformare in quelle ben conosciute dai Romani, in cui le buche fioriscono all’ordine del giorno.
E dunque come mai tanto polverone?

Sanpietrini che saranno levati
E’ che a questo punto anche gli stranieri si sono accorti che a Roma fanno sul serio, stanno levando insomma i sanpietrini dalle più importanti strade del centro, cancellando un volto vecchio di cinquecento anni, in nome della modernità.
Saranno ancora tolti da viale Aventino e piazzale Ostiense e forse anche da piazza Venezia. Ma a questo punto, si chiedono i Romani, dove vanno a finire i sanpietrini? Dal Comune dicono che confluiranno nelle zone pedonali, come esempio si può citare piazza Montecitorio, che è stata pavimentata qualche anno fa, con i serci romani.

In conclusione, siamo tutti guidatori di automobili o di moto, e condurre un mezzo su un piano dissestato non è né piacevole, né esente da pericolo, quindi possiamo capire che la rivoluzione possa toccare le vie a scorrimento veloce, ma non toccateci i serci delle piazze più belle della nostra città. Riuscite ad immaginare lo scenario dato dalla piramide Cestia, le mura Aureliane e porta San Paolo senza la resa scintillante di quella miriade di cubetti di pietra, che stanno già togliendo, lasciando al loro posto (almeno allo stato attuale) un manto asfaltato nuovo, ma avvallato e quindi pericoloso. E riuscite a vedere la possenza del bianco monumento al Milite Ignoto, a piazza Venezia, super-fotografato dai turisti di tutto il mondo, senza quella pavimentazione che parla di secolare tradizione? No, certi luoghi non possono essere toccati, devono essere solo ben manutentati, e comunque (se proprio fosse necessario) molto meglio gli interstizi dei sanpietrini affogati nell’asfalto, piuttosto che la loro totale eliminazione.

I serci fanno parte della nostra storia, non si suole dire:”Annà a lustrà li serci” per intendere di andare a fare una passeggiata? E i sonetti del Belli li ricordate? Er sercio era l’arma della povera gente, di coloro che non possedevano nulla se non la loro dignità, e “quanno ce vole, ce vole”, col sercio in mano partiva la ribellione, anche in una città sopita come la nostra governata dal papa-re.
Infine speriamo davvero che i sanpietrini levati vadano davvero a pavimentare le zone pedonali, per arricchire il nostro centro con la sua storia; non è per questo che i turisti vengono a Roma?


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