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I mattoni cinesi


In quale parte del mondo, si sarà chiesto Ruang Rui, portare i mattoni grigi recuperati da vecchi “hutong” di Pechino, per gridare all’umanità lo strazio di veder demolire in fretta e furia vecchi quartieri, la storia di una città e del suo popolo, dove portarli se non a Roma, al Museo delle Mura, in un luogo antico, fatto di mattoni, ma ancora vivo nell’oggi, per quella passione tutta occidentale di salvare l’architettura del proprio passato e quindi la storia!

Il messaggio dell’artista è quello di far sapere all’umanità di un mondo globalizzato la scomparsa di molte aree urbane in cui sorgevano interi distretti di siheyuan, le case a cortile di matrice tipicamente nord cinese, che sono state sacrificate perché nuovi e moderni edifici venissero progettati e rapidamente costruiti, affinché il volto della città si modificasse, per offrire riscontro ai segni tangibili di una crescita economica e industriale, roboante e ostentata, e per allestire lo scenario esemplare per i Giochi Olimpici del 2008.

Ogni mattone, posizionato in terra in gruppi di 60, lungo tutto il percorso museale, reca inciso un anno, a cominciare dal 221 a.C., anno della fondazione del primo impero cinese, fino ad arrivare al 2008. Ogni anno è riportato su ciascun mattone in tre diverse forme: attraverso la numerazione progressiva secondo il calendario gregoriano (il nostro); con il titolo di regno per tutta la storia dinastica e con la progressione degli anni dalla fondazione della Repubblica popolare cinese; attraverso il sistema di calcolo cronologico del calendario tradizionale cinese. Infatti sebbene la Cina adotti ufficialmente il calendario gregoriano, il calendario lunisolare tradizionale continua ad essere osservato soprattutto per le festività e mantiene una forte importanza storica.

Il calendario cinese tradizionale si basa su un ciclo matrice di sessanta anni dove ogni anno è identificato da una delle 60 combinazioni che si producono associando due serie di caratteri: 10 rami celesti e 12 tronchi terrestri. Il sistema dei 12 tronchi terrestri nasce, nell’astrologia cinese, dall’osservazione dell’orbita di Giove, supposta essere di 12 anni. Sulla base di tale orbita la volta celeste fu divisa in 12 sezioni corrispondenti ai 12 anni ed identificate anche da 12 animali, quelli che comunemente vengono associati allo zodiaco cinese (topo, bufalo, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane, maiale).
Ciò che viene messo a confronto e costretto a interagire, insieme ad una triplice lettura dell’evidenza temporale, sono la storia politica e la storia dell’umanità, quella di cui i mattoni, nella loro essenza umile e ordinaria, sono stati testimoni silenziosi, segni visuali tangibili ma inerti della nascita, morte e rinascita del flusso incessante delle vite.

Mattoni fuori posto, in una collocazione innaturale: i mattoni giacciono uno accanto all’altro, coricati a terra, in piano, a formare una superficie orizzontale, invece che ergersi a costruire un muro verticale. Sono sradicati, interdetti dalla loro funzione, ma ci ipnotizzano con la loro materia grigia, che è il colore di Pechino. E si ripetono i cicli… dal topo al maiale, per poi ricominciare daccapo….a noi la soddisfazione di cogliere la data che si legge impressa sopra al mattone e che rimanda alle lontane epoche delle Cina, alla gente di allora, fino ad arrivare al 2008.
Mattoni che vengono da un luogo decostruito e vogliono essere un ponte tra due popoli, tra due terre lontane…

Huang Rui
Huang Rui, nato nel 1952 a Pechino, è uno dei più importanti artisti dell’avanguardia cinese. Attivo fin dalla fine degli anni Settanta, è stato uno dei fondatori del gruppo Xing Xing (Le Stelle), la prima significativa esperienza di arte contemporanea in Cina, subito repressa dalla censura. Dopo aver vissuto e operato in Giappone tra gli anni Ottanta e Novanta, dal 2002 Huang Rui è di nuovo attivo a Pechino, dove ha promosso la nascita del 798 Art District, il più importante centro di produzione artistica in Cina. “Pechino 2008: il tempo, gli animali, la storia. Un’opera di Huang Rui” è la sua prima mostra in Italia.

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