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Ascanio Celestini al supermercato notturno


Roma è così.

Frequento un supermercato notturno, al Quadraro vecchio.

Uno di quelli in cui le merci commestibili le trovi di notte; come erano anche di giorno, ma più quiete. Ferme, negli scaffali disposti a filari, in corridoi che sono vuoti di gente.

Mi piace frequentare il mio supermercato, di notte.

Roma è così, con questi sprazzi di futuro distopico; come Los Angeles, dove si comprano le merci anche di notte.

Tra i corridoi vuoti di gente, lo vedo.

Come a teatro, come in televisione, come se stesso; uguale.

celestini

Ascanio Celestini, maestro dello #storytelling.
Si muove tra i banchi, a caccia del suo appetito.

Il posto è semideserto; e in un luogo da futuro distopico ci si muove, di notte, un po’ tutti, straniati come nel teatro di Brecht. Impacciati, svincolati, complici di noi stessi soli, come quando nessuno ti guarda.

Il banco del sushi, il reparto delle mozzarelle imbustate, l’ortofrutta.

Come me, Ascanio è incerto sul suo appetito e passa di banco in banco, che tanto non c’è nessuno in quell’immenso frigorifero futuribile, che puoi aprirlo pure di notte.

Roma è proprio così, come Hollywood; che incontri il tuo mito che fa la spesa a mezzanotte.

Scambiamo due parole.

Gli dico che è bello vederlo proprio lì, al #quadrarovecchio, perché i figli rimangono figli pure quando si fanno vecchi, pure quando arrivano lontano.

Mi risponde che al Quadraro ci viene a scrivere; e che poi di notte gli viene fame e quindi mangia, pure lui, che è un mito del teatro popolare.

Scrive, Ascanio Celestini, e poi di notte va fare la spesa perché ha fame e deve pur mangiare qualcosa.
A quello servono i supermercati notturni, mi viene da pensare, per quelli che passano il giorno a scrivere e poi di notte si ricordano di aver fame.

Me lo dice quasi a giustificarsi di esser stato sorpreso quand’era solo, straniato a tarda notte, a vagare nei corridoi vuoti di gente ma pieni di merci che si possono mangiare.

“Ascà, stamo sulla stessa barca, nello stesso supermercato”, je volevò dì per toglierlo dall’imbarazzo.

Ognuno scrive quello che può, ce mancherebbe; ma poi viè fame a tutti, a tarda sera, e ci troviamo qui a caccia di merci commestibili quando possiamo coglierle di sorpresa, di notte, che nessuno ci guarda e il supermercato sembra un immenso frigorifero, illuminato e pieno di appetiti diversi che quasi ci confonde, ci trastulla.

Roma è così; e nei suoi quartieri popolari ci trovi di tutto, poeti, criminali, scrittori.
Attori cinematografici e teatrali, mezzimatti e matti integrali.
Tutti, comunque, umanissimi commensali.

Tanti anni fa Pier Paolo Pasolini annunciò una mutazione antropologica che stava per abbattersi sul Paese, a cominciare dalle periferie della capitale. Celestini ci racconta com’è avvenuta, quali macerie ha lasciato.

[Curzio Maltese – Repubblica 24 aprile 2009]


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