Al corteo Fiom, ma contro il PD
Per diversi motivi sabato 18 prossimo sarò in piazza a Roma con i metalmeccanici della Fiom.
Per uscire dalla crisi attraverso una maggiore dignità sui luoghi di lavoro, certamente.
Perchè il reddito medio in Italia è talmente basso da schiacciare l’economia in ogni suo aspetto, e la scarsità di lavoro e di reddito sono la prima causa di rallentamento per il nostro mercato interno, per la cosidetta ‘economia reale’.
Per 15 anni ci avete cantato l’ideologia della flessibilità permanente.
Ma era il vecchio adagio dello sfruttamento, e quella musica luciferina che accompagnava i vostri canti non ci ha convinto nemmeno per un minuto.
Anche se a suonarla erano gli intellettuale engaged e a cantarla le voci bianche del centro-sinistra, o i cori gialli dei sindacati sempre più corporativi e assenti, nei posti di lavoro, sui luoghi dello sfruttamento selvaggio.
Gli spazi dei contratti atipici e dei cocopro, quelli dell’interinato e dei progetti alla porcodiddio. I milioni di posti di lavoro che hanno sfruttato la flessibilità per ottenere lavoratori sottocosto e in modalità usa-e-getta.
Tutti questi lavoratori che avete preso per il culo, cari compagni, converrebbe ammetterlo, una volta per tutte.
Ora che il decantato partito ‘progressista’ è prossimo all’estinzione – e la crisalide dell’Ulivo sta partorendo una Balena bianca in grande stile, cari compagni, l’avrete notato.
Ora che l’orfanità dai diritti sociali sta degenerando in conflitto – senza nessuno che possa ormai prevederne gli esiti o inquadrarne gli sforzi.
Proprio ora, cari compagni, sarebbe il caso di mettere alla porta i cantori del pensiero debole che hanno avuto tanta boria, in questo ventennio berlusconiano, nel rappresentare la supposta alternativa politica ‘credibile’.
Non sono né credibili né meritevoli. Anzi, del tutto incompetenti.
O complici, che è anche peggio.