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I gemelli

22 Maggio – 21 Giugno
Segno zodiacale: Gemelli
Nel cielo di Settentrione brilla la Costellazione dei Gemelli con le due stelle binarie più fulgide di Castore e Polluce, i fratelli che si amarono al punto di voler stare sempre uniti, in vita e in morte, tanto che il Padre di tutti gli Dei, Giove, commosso da tanto affetto li portò nella sfera celeste per farli vivere entrambi in eterno.

Li possiamo paragonare alle figure dei nostri Santi: i due potevano apparire e scomparire magicamente; di fronte ad una difficoltà, invocati come protettori, compivano il miracolo, ottenendo in cambio un tempio in loro onore, da parte di chi aveva pronunciato il voto.

gemelli

I Gemelli nella mitologia
Come non può destare curiosità e meraviglia la nascita dei gemelli! Sono presenti in tutte le culture e mitologie del mondo, sia nell’aspetto perfettamente assomigliante, sia diverso, come simboli della dualità dell’uomo e del cosmo. Forse presenti in ogni civiltà per il timore insito in ognuno di noi dell’immagine esteriore della propria ambivalenza.
Qualora identici nell’aspetto esteriore, e quindi a livello fisico sembrino rappresentare l’unità di una dualità equilibrata, in realtà a livello caratteriale i paragoni nei loro confronti sono inevitabili (gli stessi d’altronde che si fanno anche tra fratelli non gemelli!) e spesso emerge che uno è più forte dell’altro, per cui la coppia si presta a ritrarre simbolicamente le opposizioni interne umane e la lotta che si deve compiere per superarle, legata alla sottomissione, all’abbandono di una parte di se stessi perché l’altra trionfi.
Numerosi racconti cosmogonici parlano di eroi creatori gemelli o in perfetta compenetrazione o che hanno funzioni antagoniste: l’uno è buono, l’altro è cattivo, e cerca di ostacolare l’azione civilizzatrice dell’altro, in tale ambito più familiare alla nostra cultura sono forse le figure di Romolo e Remo.

Tra i gemelli più famosi: i Dioscuri, Castore e Polluce
Avvolti di clamide, non per coprirli, ma quel tanto che basta per dare dignità alla figura esaltandone comunque la nuda corporatura, si riconoscono dai loro berretti, i pìlei, e dal fatto di stare in coppia, accompagnati dai loro cavalli: sono i Dioscuri, tra i gemelli più famosi dell’antichità. La tradizione sulla loro nascita presenta diverse versioni: la madre è sicura, si tratta di Leda (moglie di Tindaro), quanto al padre ci sono dubbi, forse erano entrambi figli di Giove, che si era accoppiato con Leda sotto forma di cigno, oppure Castore, esperto cavaliere, era figlio di Tindaro e quindi mortale, mentre Polluce, abile pugile, era figlio di Giove e quindi immortale. Dopo numerose gesta il mortale Castore fu ucciso, ma Polluce (immortale) chiese di morire al posto del fratello, allora il padre Giove, commosso, stabilì che trascorressero insieme un giorno nell’Ade, il regno dei morti, e un giorno nell’Olimpo, sede di tutti gli Dei, poi intenerito da tanto affetto li portò in cielo sotto forma di Costellazione.

Erano divinità salvatrici nei pericoli imminenti, in terra durante le battaglie e in mare durante le tempeste, protettori dei commerci e dell’ospitalità.
Il culto originario della regione di Sparta, sbarcò in Magna Grecia e dal sud Italia risalì fino in Etruria, in ogni caso a Roma fu introdotto in epoca molto antica, ed ebbero addirittura un santuario a loro dedicato all’interno del Foro.

Ma vediamo come andarono le cose, secondo il racconto degli storiografi Livio e Dionigi di Alicarnasso… Correva l’anno 499 a.C. e sulle verdi terre di Tuscolo, nei pressi del lago Regillo, le giovani truppe romane si trovavano a dover fronteggiare in modo impari per inferiorità numerica le schiere delle molteplici città appartenenti alla Lega Latina, che s’erano unite per annientare l’ascesa di Roma. Allora il capo dell’esercito romano Aulo Postumio Tuberto invocò gli dei, facendo voto di erigere un tempio al potente Castore, già conosciuto per il provvidenziale aiuto in battaglia in altri casi. Ed ecco l’evento straordinario, all’improvviso apparvero due maestosi cavalieri che si distinguevano dalla massa e la vittoria fu netta ed immediata. Ma la storia non è finita, quella sera stessa i due gloriosi cavalieri si presentarono nel Foro cavalcando stupendi cavalli bianchi, e qui comunicarono ai cittadini la vittoria ottenuta sul lago Regillo, che sanciva la supremazia di Roma nell’Italia centrale, e magicamente come erano venuti, scomparvero. In ricordo della vittoria e in seguito al voto di Aulo Postumio, venne costruito, nel Foro, in onore dei gemelli, un tempio di cui oggi sono ancora visibili tre colonne corinzie.

Mai nessun dio straniero aveva riscosso tanto successo a Roma, da godere onori all’interno del pomerium, non solo, ogni anno alle Idi (15) di luglio, data della battaglia del Regillo, si svolgeva una processione, con i cavalieri che, abbigliati in pompa magna, rinnovavano il ricordo del passaggio in corteo dell’esercito vittorioso del lago Regillo al ritorno a Roma; attraversavano quindi il Foro (tutt’ora usato per la parata della festa della Repubblica), dove sostavano per l’omaggio ai Di oscuri, per poi dirigersi in Campidoglio di fronte al gigantesco tempio di Giove Capitolino, dove veniva ossequiato il divino padre dei gemelli.

Una storia antica eppure ancora attuale: l’invocazione a forze soprannaturali quando l’uomo si sente impotente a risolvere con le sue sole forze un ostacolo; eventi straordinari di apparizione di personaggi trascendenti; voto di ringraziamento per il miracolo avvenuto, spesso coniugato con la costruzione di un tempio in onore del divino; processioni e parate, allora come oggi, lungo i Fori, per ricordare un avvenimento speciale…..l’uomo infondo è sempre uguale!



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