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Cenni di architettura bioecologica


Il significato del termine

Il termine Architettura Bioecologica deriva dal tedesco baubiologie, dove: bau vuol dire edilizia, costruzione, casa; dal greco bios (bio-eco), vuol dire vita e logos, logica, parola, creazione.
Poiché la Biologia è la scienza che studia la “vita” nella sua globalità e l’Ecologia è la scienza che si interessa delle relazioni tra esseri viventi, l’Architettura BIOECOLOGICA si può definire come la dottrina dei rapporti globali tra l’uomo e l’ambiente abitativo.

La cultura del costruire e l’Architettura Bioecologica

La costruzione “sana” è un’intuizione creativa e l’Architetto, quale suo artefice, dovrebbe essere, al contempo, biologo, medico, psicologo, sociologo, artista e tecnico.
La cultura edilizia che deve informare l’operato del Bioarchitetto si può forse riassumere al meglio e con la forza dell’immediatezza, col seguente gioco di parole del filosofo indiano Vivekananda, con i tre termini buono – vero – bello:

“Ciò che è buono è anche vero e bello,
ciò che è vero è anche buono e bello,
ciò che è bello è anche buono e vero”

Tutto ciò contrasta, invece, con quanto si può riscontrare facilmente dalla semplice osservazione delle nostre città, laddove sono pressoché ignorati aspetti importanti quali il costruire in modo sano, l’impostazione ecologica delle abitazioni con la conseguente riduzione dei costi energetici, la considerazione delle problematiche inerenti la terza età ed i portatori di handicap, l’autosufficienza locale nell’approvvigionamento dei materiali da costruzione, lo smaltimento differenziato dei rifiuti.

Anche senza conoscere a fondo gli effetti che l’edificato può determinare sulla salute degli occupanti, è impossibile disconoscere che esistano influssi in tal senso. Le scienze naturali (ed in particolare la biologia e la ricerca sul comportamento) hanno riconosciuto che ogni essere vivente è il prodotto del suo ambiente più vicino (casa, paesaggio) e di altri collaterali (clima, atmosfera, cosmo).

Quest’influsso è facilmente dimostrabile anche solo considerando gli effetti che una semplice variazione del tempo atmosferico produce sugli esseri umani, sugli animali e sulle piante. Trascorrendo il 90% del nostro tempo nell’ambiente (artificiale) cittadino della nostra casa e del posto di lavoro, possiamo e dobbiamo comprendere in quale modo tale ambiente sia stato costruito e quali materiali siano stati impiegati.

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), oltre il 90% della popolazione dei paesi ad alto sviluppo è malata nel fisico, nella psiche e nello spirito. Non è, perciò, avventato presumere che esistano rapporti tra il costruito e gli esseri viventi, a maggior ragione considerando che l’incremento delle malattie mentali coincide con le modifiche avvenute nei sistemi di costruzione e con il conseguente sviluppo edilizio delle città, che ha portato alla spersonalizzazione della vita di relazione interpersonale.

La prevenzione sanitaria: il modo di abitare

La prevenzione sanitaria, termine di cui spesso oggi si parla, ma senza cognizione di causa, dovrebbe considerare obbligatoriamente tre fattori fondamentali: il modo di alimentarsi, il modo di respirare e il modo di abitare, essendo ormai accertata l’esistenza di patologie tipicamente legate all’edificato.
In generale, anche la scienza cosiddetta ufficiale ha già riconosciuto i seguenti fatti:

– Disturbi di diverso genere (perturbazioni geobiologiche e edili) possono essere causa di malattia, sterilità, inefficienza, irritazione, premortalità. In particolari zone circoscritte, più che altrove, si ammalano uomini, animali e piante (in base a migliaia d’esperimenti e prove effettuati da diversi ricercatori).

– II fabbisogno di aria fresca per l’uomo è pari a 30-60 mc/h (metri cubi all’ora). Nelle attuali costruzioni questo fabbisogno è assicurato solo parzialmente a causa della non permeabilità delle pareti (doppia muratura con barriera al vapore, intonaci e pitture sinto-plastiche, carte da parati viniliche, o comunque pesanti, ecc.), nonché dalla messa in opera di infissi (finestre soprattutto) con guarnizioni sigillanti.
Le conseguenze possono essere: affanno, stanchezza, calo del rendimento fisico e psichico, cagionevolezza, intossicazioni, insonnia, irritabilità, turbe sessuali, ecc.

– Il grado ottimale d’umidità dell’aria-ambiente all’interno di costruzioni sane (uno dei tre fattori del cosiddetto microclima; gli altri due sono la temperatura dell’aria e la ventilazione) varia dal 40 al 70% Nelle costruzioni attuali l’umidità dell’aria è estremamente bassa: 25-30%. L’aria secca infiamma le mucose del naso e provoca malattie da raffreddamento, asma, emicranie, malessere. Perdurando il basso grado di umidità, deperimenti e affaticamenti dell’organismo possono anche degenerare in forme acute e croniche.
Molti materiali edili, colle e prodotti di finitura, contengono sostanze chimiche pericolose che si diffondono nell’ambiente e nuocciono alla salute.
Diversi materiali da costruzione sono radioattivi oltre la cosiddetta soglia di tolleranza, soglia, però, che nei fatti non è ancora stata ufficialmente definita e, soprattutto, accertata, tant’è vero che si tende ornai a ritenere che non esista una soglia minima.

– Nella maggior parte delle abitazioni, scuole e luoghi di lavoro, esiste un “clima elettrico” intollerabile, dovuto all’impiego di materie plastiche ed all’assenza di schermatura degli impianti elettrici. Cariche elettrostatiche, inversione polare, ionizzazione unipolare, campi magnetici alternati, ecc., determinano situazioni di continuo stress per l’organismo, dando origine ad affaticamento e disturbi cardiaci e nervosi.

– Molto importante per la salute è la presenza di luce UV (ultravioletta) ma il vetro comune delle nostre finestre riflette i raggi UV quasi totalmente.
Nelle attuali costruzioni risulta fortemente alterato lo scambio delle cariche (elettriche) tra cellule ed organi del corpo con l’atmosfera (ioni dell’aria, campo elettrico naturale dell’aria, microonde provenienti dallo spazio e dalla terra). Ne possono conseguire disturbi di vario genere quali stanchezza, insonnia, nevrosi, affaticamento, malattie cardiache e del ricambio, disturbi cardiocircolatori, depressioni, scontentezza e perdita della gioia di vivere. Tutto questo, di solito genera un abbassamento delle difese immunitarie che può contribuire a predisporre l’organismo degli uomini ed animali allo sviluppo delle cosiddette malattie. Se poi questa situazione si associa ad un’alimentazione innaturale, è molto probabile che, nel breve-medio termine, l’organismo risulti fortemente intossicato e le difese immunitarie si abbassino a tal punto da portare il soggetto a situazioni cronicizzate.

In base a studi di psicologia del comportamento, è stato accertato che esistono precise correlazioni tra le frequenti nevrosi in aumento (indifferenza verso il prossimo, scortesia, crudeltà, aggressività, noia ed intolleranza) e la permanenza stanziale (per abitare e per svolgere attività produttive) negli agglomerati urbani di massa.

II numero delle “malattie” aumenta con la densità della popolazione (in proporzione gli ammalati nelle metropoli sono il 50% in più rispetto a centri con meno di 2000 abitanti).
II sistema costruttivo e il numero dei piani degli edifici possono anch’essi avere influenza sulla formazione di malattie. Per ogni tre ammalati nelle case a torre esiste un solo ammalato nelle case unifamiliari. Logica imporrebbe di tenere in considerazione questi dati, adottando i necessari accorgimenti…ma tutto questo deve fare i conti con l’assioma secondo cui il cosiddetto progresso è inarrestabile.

La strada da percorrere

Dobbiamo compiere ancora molta strada per arrivare ad un’applicazione generale della prevenzione della salute e di terapie in chiave bioedile. È sicuramente necessaria una maggiore e molto più diffusa informazione, offerta a tutti sin dalle scuole elementari ed in generale una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
I disagi psico-fisici sopra menzionati (elenco invero incompleto) compaiono, sempre più spesso, sia singolarmente, che contemporaneamente. Essi determinano il cosiddetto stress da abitazione, che indebolisce la capacità di resistenza e la vitalità dell’organismo.
Nel caso in cui questi disagi fisici e psichici siano ricorrenti nel corso di anni, e siano accompagnati all’accumulo di sostanze tossiche nel tessuto corporeo, sia ingerite tramite un’alimentazione errata per l’essere umano, sia respirate, in questo caso, allora, come già detto, possono insorgere malattie croniche.

I consueti metodi “scientifici” d’analisi, quasi mai sono in grado di individuare con sufficiente attendibilità (quand’anche prendano tale ipotesi in considerazione), i rapporti causali tra malattie e ambiente abitativo, tanto più che moltissimi fattori hanno un effetto interattivo e di lunga durata. Il motivo principale per cui i pericoli non sono ufficialmente riconosciuti e, di conseguenza, non sono adottate sufficienti misure cautelative atte a prevenirli, risiede, sovente, nel fatto che tali misure cautelative, se adottate, andrebbero a ledere potenti e consolidati interessi economici.

Questa preoccupante situazione potrebbe essere modificata solo se affrontata attraverso una visione biologica e globale (coscienza ecologica), supportata da idonei interventi di previdenza sanitaria da parte delle Pubbliche Istituzioni, secondo quei principi che, ricordiamolo, sono già presenti nella Costituzione. Le esperienze della Medicina Naturale ne sono riprova: come per i danni dovuti ad un’alimentazione innaturale, che tendono a regredire fino a scomparire nel caso in cui il soggetto “ammalato” sia preso in tempo e torni ad un’alimentazione naturale, così avviene anche per quanto riguarda i danni dovuti all’abitazione: eliminando lo stress abitativo, e grazie all’effetto rivitalizzante di abitazioni ecologiche, inquilini ammalati possono recuperare la salute.

In queste case bioecologiche (poche in Italia in verità, ma molte di più in altri paesi “guida” come la Germania ad esempio), succede sempre più spesso che i proprietari di casa riferiscano di provare un senso di benessere, di vitalità e di gioia di vivere, prima a loro sconosciuti abitando nelle case cosiddette normali.

Quindi, vale senz’altro la pena di percorrere questa strada, certamente in modo ragionevole e responsabile ma estremamente deciso. Ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità non rimanendo in attesa di disposizioni prese da altri o da parte delle Autorità, ma traendo le indispensabili conclusioni ad iniziare dal proprio ambito decisionale. In definitiva, si può asserire che è assolutamente urgente ed improrogabile costruire case ed insediamenti che possono anche servire com’esempio e che siano d’incitamento all’imitazione.


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